Il blog di Italians for Darfur

giovedì, agosto 30, 2007

Il Darfur per Karthoum non è un problema. E pensa al nucleare.

Nel Darfur, la guerra infiamma da oltre quattro anni. Secondo le Nazioni Unite, si commettono gravi crimini contro l'umanità. Molti di quelli che sopravvivono alla guerra muoiono di fame e malattie.Solo ad agosto ben 25.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case per sfuggire alle violenze e ai bombardamenti che ancora continuano nel West Darfur.
Ma a una conferenza al Complesso Islamico di Giurisprudenza di Karthoum, 29 Agosto, i partecipanti sono riuniti per discutere di quella che considerano la vera emergenza del Paese: la conquista del nucleare. "Se il nemico è dotato di armi di distruzione di massa - scrive il Kartoum Monitor, giornale più volte censurato dal governo- dobbiamo essere preparati e addestrati al loro uso".
Chi è il nemico?

Etichette: ,

venerdì, agosto 24, 2007

Amnesty: nuove armi dalla RUSSIA al SUDAN

Amnesty international ha rilasciato oggi nuove fotografie che mostrano che il governo sudanese sta ancora acquistando armi da dispiegare in Darfur, nonostante l'emabargo ONU sulle armi. Amnesty chiede che l'emabargo venga assicurato per la salvaguadia della vita e dei diritti della popolazione civile nei campi profughi.
Le fotografie ritraggono un Antonov 12, dal quale militari sudanesi scaricano numerose casse, e due elicotteri da guerra, un Mi17 e un Mi24, tutti di produzione russa. Il governo sudanese appoggia le azioni delle milizie janjaweed contro i civili, bombardando spesso i villaggi e le sorgenti d'acqua, per indebolire i ribelli e le tribu.


Etichette: ,

venerdì, agosto 17, 2007

Olimpiadi di Pechino: il sogno olimpico non sia solo uno slogan

E' partito dal Chad e dal Rwanda il tour simbolico della torcia olimpica per ricordare il dramma del Darfur e portare il "sogno olimpico" nella martoriata regione sudanese. A guidarlo Mia Farrow, ambasciatrice di pace dell' Unicef, e altri importanti personaggi pubblici statunitensi.
Il 9 Agosto, esattamente a un anno dalle cerimonie di apertura delle Olimpiadi di Pechino, già messe sotto accusa per via degli innumereveoli sfregi alle libertà individuali dei lavoratori e delle minoranze nella stessa Cina, la torcia ha toccato i confini del Darfur, con la speranza di poterli oltrepassare. La torcia è stata poi portata a Kigali, accompagnata da 200 sopravvissuti del genocidio rwandese in una scuola dove 2000 Tutsi vennero massacrati mentre le forze ONU si ritiravano.
Il "Dream for Darfur International Olympic Torch Relay" si fermerà in Armenia, Bosnia, Germania,Cambogia e Honk Kong.L'obiettivo è quello di esercitare pressione sulla Cina, pricipale partner economico del Sudan, per imporre a Karthoum il riconoscimento pieno delle forze di interposizione dell'ONU e la partecipazione nel processo di pace.

Etichette: ,

lunedì, agosto 13, 2007

Guardie di confine egiziane aprono il fuoco sui profughi sudanesi

La notizia è del 4 agosto scorso, ma non è certo da archiviare. Le truppe egiziane avrebbero ucciso quattro rifugiati sudanesi mentre cercavano di oltrepassare il confine con Israele, puntando le armi, riferisce il The Australian, anche contro i soldati israeliani che cercavano di intervenire.

La drammatica scena sarebbe anche stata ripresa da una stazione televisiva israeliana, che si rifiuterebbe di trasmetterla per non far precipitare i già difficili rapporti diplomatici tra i due Paesi.
Già in precedenza era stato aperto il fuoco contro i rifugiati che cercano di raggiungere Israele attraverso il Sinai, uccidendone due e ferendone un terzo, colpito poi a morte con pietre e bastoni.

Israele è meta ambita tra i sudanesi in cerca di asilo, ma l'alto numero di rifugiati e le precarie condizioni di sicurezza hanno portato il governo israeliano a optare per una rigorosa selezione dei fuggitivi sudanesi a cui concedere il riconoscimento dello status di rifugiato.

Etichette: ,

venerdì, agosto 10, 2007

La Stampa ospita Italians for Darfur

Mi scuso per il ritardo con il quale vi segnalo questo articolo, ma come si suol dire 'meglio tardi che mai'.
Domenica scorsa sulle pagine de 'La Stampa' è stato pubblicato un mio articolo sul Darfur. E' particolarmente significativo che un quotidiano nazionale dell'importanza della Stampa abbia dato spazio al nostro movimento, tra i pochi che ha avuto la possibilità di avere testimonianze dirette di ciò che avviene in questa martoriata regione che da quattro anni è in balia delle milizie dei janjaweed armate dal governo sudanese. Restiamo in fiduciosa attesa che finalmente, come approvato nei giorni scorsi all'Onu, venga dispiegato in Darfur un contingente di peacekeeping. Ma fino ad allora, e anche oltre, noi continueremo a vigilare e a portare avanti la nostra azione!
A presto e buon ferragosto.
Anto

Ps. Questa è una delle foto che ho scattato a cui tengo di piu.

Etichette: ,

giovedì, agosto 09, 2007

Jihad on Horseback: i media arabi censurano il conflitto in Darfur.

Sin dalla sua nascita, il movimento on-line Italian Blogs for Darfur ha posto l'accento sul rapporto assai sottile tra i media italiani e le crisi umanitarie, denunciando, grazie al rapporto "Crisi dimenticate" di Medici Senza Frontiere e Osservatorio di Pavia, il silenzio dell'informazione italiana sul massacro in Darfur. Nel 2005 e nel 2006, infatti, solo poco più di un'ora è stata dedicata alla crisi in Darfur. L'approvazione di un contingente ONU e l'attivismo dell'attrice statunitense Mia Farrow hanno aperto solo recentemente uno spazio un pò più ampio sul tema.

Per motivi diversi, tra cui l'appartenenza della quasi totalità della classe dirigente sudanese e delle milizie janjaweed all'etnia "araba", anche la stampa e le televisioni arabe evitano di documentare il conflitto in corso nella regione.

"In other regional conflicts, Arabs are the victims.
In Darfur, Arab militias are the perpetrators.
That’s not a popular topic.*"
Lawrence Pintak, Co-Editore di Arab Media & Society.

In realtà non mancano i tentativi di libera informazione, ma vengono stroncati sul nascere. E' quanto è accaduto, come segnala il blog Darfur Awareness, con il film-documentario Jihad on Horseback (Jihad ala Al Jiyad) di Nabil Kassem, produttore per Al-Arabiya, la cui trasmissione in Medio Oriente sarebbe stata bloccata da una telefonata del Presidente sudanese Omar Al-Bashir in Arabia Saudita.

Il documentario riporta scene di inaudita violenza e brutalità, testimonianze dirette di rifugiati e di donne stuprate davanti ai propri figli, immagini di interi villaggi distrutti e di miliziani janjaweed, nonché il segmento audio di un dialogo tra alcuni piloti delle forze aeree militari e combattenti sul terreno dal quale si evince una strategia di coordinamento degli attachi ai villaggi.

Il film, in due parti, è visionabile sul sito di Arab Media & Society: prima parte / seconda parte

Etichette: ,

lunedì, agosto 06, 2007

Nyala italian hospital, no support from Italy

Riceviamo un comunicato stampa di
Mohammed Saboun Abdelkarim, Segretario Generale dell'ospedale italiano di Nyala fin dalla sua fondazione con Barbara Contini. Lo pubblichiamo per ora nella sua veste inglese; più avanti lo tradurremo in italiano. L'originale file pdf può essere scaricato qui [L.S.]


Mohammed Saboun Abdelkarim, General Secretary of the Ambulatory Care Unit “Avamposto 55”, states his truth during a visit to Italy.

Rome, August 1st 2007
Dear Madame/Sir,
please allow to introduce myself. My name is Mohammed Saboun Abdelkarim and I am General Secretary of A-55, the Italian-Sudanese Not Profitable Charitable Foundation officially managing the Italian Hospital known as “Avamposto 55” which is located in the Nyala town (South Darfur, Sudan).
The above hospital was built in 2005 by an Italian mission headed by Barbara Contini and I was one of the people hired by her to carry out the plan. The construction of “Avamposto 55” was sponsored by the 55th Sanremo Song Festival through the collection of donations from singers, artists and recording companies. However, up to date, the hospital did never start working as such, but only as an ambulatory care site.
During a meeting held in Nyala on August 31st 2006, it was agreed by Ms Contini (I.M.G. Head of Mission) and Dr. Eng. Al Haj Atta Al Mannan Idris (Governor of the South Darfur State) that on October 14th 2006, the structure was to be handed over to the Ministry of Health of South Darfur.
With reference to the above agreement dated Aug. 31-2006, a Memorandum of Understanding followed between myself and Dr. Eng. Al Haj Atta Al Mannan Idris, Governor of South Darfur, stating that the hospital “Avamposto 55” was to be managed by the A-55 Foundation whose main positions are:
President - Dr. Eng. Al Haj Atta Al Mannan Idris, Governor of South Darfur;
Honorary President - Sheik Musa Abdalla Mussein, spiritual leader of the congregation Tarika Al Tijania and without real responsibilities in the Foundation;
General Secretary - Mohammed Saboun Abdelkarim, plus eight more members, five of them of Sudanese nationality, the remaining three being of Italian nationality.
Furthermore, it was also agreed that “the parts [i.e. A-55] will continue to provide doctors and technical expertise for the management of the hospital, meanwhile the Government of South Darfur will cover the local costs for the electricity, water and 17% of the national insurance for the hospital local staff which will continue to be under the Italian coordinator”.
Therefore, from Oct. 15 2006, Ms Barbara Contini was not anymore entitled of any responsibility and position concerning the Nyala Hospital “Avamposto 55”, nor with the A-55 Foundation.
A-55 Foundation holds ONLY ONE bank account, under the name of “Italian Sudanese Foundation, Italian Hospital Avamposto55, Airport Road”, account number 1629 at the Nyala Branch of the Sudanese French Bank.
The only official representative of A-55 Foundation in Italy is Suliman Ahmed Hamed, of Sudanese nationality but currently a resident in Rome, Italy, who is our delegate only person entitled to put money in the above account.
At present, August 1st 2007:
1) the 25 persons employed in the Nyala Hospital “Avamposto 55” do not receive any salary since May 2007;
2) no money transfer in favour of “Avamposto 55” took place from the beginning of 2007;
3) no help or assistance was given from any Italian coordinator since March 20th 2007.
We know that in Italy, funds have been raised “for an hospital located in Nyala”, together with a press conference and a public show in Assisi (PG), also broadcast by the public television RAI 1 on Friday, June 22nd 2007.
About this matter, we only met some people in Nyala that took pictures of the place but never asked for our bank account. We would deeply appreciate knowing the persons in charge for this initiative, as well as the ones in charge for collecting money in any of the ways this goal has been achieved (sponsors, charities, sms charities, TV program selling, and so on). Mostly, we would like to know why we did not receive any money.
Last, but not least, I would like to point out that the health situation in Nyala and the surrounding areas is critical, given the large and increasing number of Internally Displaced People as well as the shortage of medical facilities.
For any further information and contact, please refer to:

In Sudan: Mohamed Saboun Abdelkarim
A55foundation@yahoo.com
00249 9121 88456

In Italy: Suliman Ahmed Hamed
kois2778@maktoob.com
kuis08@yahoo.com
0039 348 793798282

Etichette: , , , , , ,

domenica, agosto 05, 2007

La frammentazione non aiuta la pace

Divisioni e frammentazioni continuano a minare la rappresentatività dei darfuriani internamente ed esternamente al Sudan.
I due gruppi principali sono lo SLA/M (Sudan Liberation Army/Movement) e il JEM (Justice and Equality Movement), ma molti altri esistono e un continuo turbinio coinvolge anche gli stessi gruppi centrali.
Il 14 luglio cinque gruppuscoli, due dei quali a suo tempo usciti dallo SLA, avevano fondato l'UFLD (United Front for Liberation and Development). Gli altri tre sono il Revolutionary Democratic Front Forces, il National Movement for Reform and Development e la Sudan Federal Democratic Alliance.
Una riunione è comunque un fatto positivo. Ma pochi giorni dopo s'è avuta un'altra scissione, internamente al JEM, subito prima dei colloqui per la pace iniziati in Tanzania il 3 agosto.
All'inizio dei nuovi negoziati, la situazione appare ancora molto fluida.

Etichette: , , , ,

venerdì, agosto 03, 2007

Control Arms: dietro i nuovi elicotteri da guerra cinesi anche l' Italia. Il rischio è che vengano venduti al Sudan.

Control Arms è la campagna internazionale lanciata il Il 9 ottobre 2003 da Amnesty International, IANSA (International Action Network on Small Arms) e Oxfam, contro i trasferimenti di armi che alimentano conflitti, povertà e gravi violazioni dei diritti umani.

Secondo i responsabili della campagna, l'Italia avrebbe partecipato alla costruzione di una nuova serie di elicotteri da guerra cinesi, gli Z-10: l'italo-inglese AugustaWestland avrebbe infatti fornito l'assistenza allo sviluppo delle pale rotanti dell'elicottero, delle trasmissioni e della scatola del cambio.

La Cina, insieme alla Russia, come ha recentemente documentato Amnesty International, è la prima fornitrice di armi al Sudan. Non ci sono prove che proprio questi elicotteri vengano venduti al Sudan, così come non è dato sapere, al momento, se in Darfur vengano usati elicotteri da guerra nelle operazioni condotte dalle forze governative contro i ribelli e i civili, mentre è stato documentato il bombardamento dei villaggi ad opera di aerei Antonov, di fabbricazione russa. E' noto, tuttavia, che la Cina aveva già esportato nel Paese sudanese almeno 50 elicotteri da guerra. Ci sono numerosi casi documentati in cui proprio gli elicotteri sono stati usati da Karthoum contro i civili, come il 21 febbraio 2002, in cui sono morti 17 civili ed è stata colpita la catena di distribuzione alimentare del Programma Mondiale Alimentare dell'ONU; anche nel giugno 2004, si legge nel dossier di Control Arms, elicotteri governativi attaccarono dei villaggi in supporto alle operazioni di terra.

Etichette: ,

mercoledì, agosto 01, 2007

D'Alema: Darfur, escludo presenza italiana

La notizia è stata data in anteprima da Tgcom: il nostro Ministro degli Esteri dice che in giro per il mondo ci sono troppi soldati italiani per pensare a presenze in Darfur.
L'argomentazione è comprensibile, ma lascia comunque l'amaro in bocca, anche alla luce dei tanti sforzi che avevano fatto il Senato e la Camera.
E' però lecito attendersi qualcosa d'importante nelle direzioni indicate dal ministro: umanitaria, della sicurezza e politico.

Etichette: , , ,