Il blog di Italians for Darfur

mercoledì, gennaio 30, 2008

Comune di Torino: 300 euro a chi adotta un rifugiato del Darfur

Torino è una delle città italiane, ricordiamo Parma e Roma, che accoglie, non senza difficoltà, i rifugiati del Darfur in Italia. Oltre cento nella sola città piemontese, ospitati nella ex caserma dei vigili urbani, che venne occupata il 18 novembre scorso dai rifugiati del Darfur e del Corno d'Africa, sostenuti in quest'azione dai centri sociali Askatasuna e Gabrio. I profughi , a molti dei quali era già stato riconosciuto il diritto all'asilo politico, versavano in pessime condizioni in un capannone della periferia, senza acqua nè luce, secondo quanto riferiscono i gruppi locali di solidarietà ai migranti. I rifugiati sono ora seguiti dalla struttura di Protezione Civile regionale, in collaborazione con la Croce Rossa, in seguito a un ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale.
Ieri, inoltre, il Comune di Torino ha deciso di destinare 300 euro ai cittadini che decideranno di accogliere un rifugiato nella propria abitazione. Un piccolo rimborso spese, ma un gesto dal grande valore simbolico, che meriterebbe le prime pagine dei quotidiani.




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Un ospedale italiano in Ciad

Il nostro paese contribuirà alla missione per l'emergenza rifugiati del Darfur

Come avete letto nel post precedente prende il via in questi giorni la nuova missione europea in Ciad per l'assistenza ai profughi del Darfur.
Questa volta l’Italia è presente con un contributo concreto e forse un po’ è anche merito nostro che in questi anni abbia cercato di sensibilizzare il nostro governo a fare qualcosa di più per il Darfur e a intervenire con maggiore fermezza nei confronti del governo sudanese, responsabile principale del conflitto in atto nella regione.
Per questo secondo aspetto, soprattutto ora che è caduto il governo Prodi, ho paura che sarà difficile ottenere risultati. Intanto vi illustro i particolari dell’azione italiana, coordinata dal capo di Stato maggiore della Difesa Giampaolo Di Paola. Le nostre forze armate italiane sono state infatti incaricate di allestire e gestire un ospedale da campo.
Sono già arrivati sul posto venti militari italiani del corpo di sanità per supervisionare l’area in cui sarà realizzata la struttura ospedaliera.
Arriverà, poi. il resto del contingente - altri 100 uomini - compreso un reparto di trasmissioni.
La ricognizione sembra si sia conclusa ''positivamente'' – come ha dichiarato ­il generale dell'Aeronautica Piervalerio Manfroni, che per conto del Comando oeprativo di vertice interforze, ha guidato la squadra che ha svolto il sopralluogo. Se tutto procederà come previsto, l'ospedale italiano in Ciad potrebbe essere operativo già a fine febbraio.
Speriamo bene…
Antonella

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lunedì, gennaio 28, 2008

EUFOR CHAD/RCA: i dettagli della missione europea per il Darfur

Da Bruxelles è finalmente giunto il via libera alla missione europea ai confini del Darfur, in Ciad e Repubblica Centrafricana, nell'ambito della European Security and Defence Policy (ESDP). La missione è prevista dalla risoluzione 1778 delle Nazioni Unite, (25 settembre 2007), che approva la missione ONU in CIAD/RCA (MINURCAT) e autorizza il dispiegamento delle forze di pace europee nei due Paesi per un anno.
L' EUFOR TCHAD/RCA supporterà in tal modo la missione ONU.
In particolare avrà i seguenti obiettivi:

* Proteggere i civili in pericolo, soprattutto i rifugiati e gli sfollati;
* favorire gli aiuti umanitari e il libero movimento degli operatori umanitari, garantendo maggiori livelli di sicurezza nelle aree delle operazioni;
* contribuire alla protezione del personale e delle strutture delle Nazioni Unite in ogni loro movimento.

Il Council Joint Action è lo strumento legale che autorizza, in seno al Consiglio dell' Unione Europea, la missione, e stabilisce i seguenti punti:

- Programmazione: è pronto il piano di impiego del contingente EUFOR che prevede l'invio, anche a distanza di alcune settimane dalla sua approvazione, delle prime unità operative.
- Comando: sarà il Generale Patrick Nash (Irlanda) il Comandante delle operazioni, al Quartier Generale in Francia, a Mont Valérien, nei pressi di Parigi; Jean-Philippe Ganascia è il Comandante delle Forze operative sul terreno.
- Costi: le spese saranno distribuite attraverso il meccanismo ATHENA, che assegna agli Stati membri le quote di partecipazione relative alle operazioni militari dell'Unione Europea. Il totale del finanziamento previsto è di 99,200,000 euro.
- Controllo politico: il Political and Security Committee (PSC) ha il controllo politico e strategico, come la facoltà di correggere il piano operativo, il Comando e le regole di ingaggio. Le decisioni sugli obiettivi e il termine della missione sono, tuttavia, esclusiva del Consiglio dei Ministri. La Commissione Militare dell'Unione Europea (EUMC) vigilerà sull'esecuzione delle operazioni e riferrà al PSC. Il Rappresentante Speciale dell'Unione Europea per il Sudan (EUSR), Torben Brylle ha inoltre il diritto di dare indicazioni al Comandante delle Forze sul campo senza intermediazione del Comandante delle operazioni.
- Altre relazioni: Solana, con l'assistenza dell' EUSR, sarà il primo punto di contatto per le Nazioni Unite, il governo del Ciad e per la Rep. Centrafricana.E' autorizzato a condividere informazioni classificate con il Comandante delle operazioni, che farà da collegamento con il Dipartimento delle Operazioni di Peacekeeping (DPKO). Saranno stabilite le modalità di cooperazione con le Nazioni Unite.
- Scadenza: la missione terminerà non più tardi di 12 mesi dopo il raggiungimento della piena operatività del contingente.



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A proposito di Emma McHune

Katy, a proposito del post su "Emmanuel Jal..", ci ha scritto:

Una Nota: Emma McHune e' stata sposata con Riek Machar, uno dei comandanti durante la lunga guerra civile che e' durata 22 tra il Sud e il Nord Sudan (l'accordo di pace e' stato firmato nel 2005). Riek Machar e' adesso il vice presidente del Sud Sudan. Emma era una grande sostenitrice del movimento e dubito che abbia trovato troppo da ridire sul arruolamento dei bambini (si puo leggere di piu su di lei nel libro "La Guerra di Emma" scritto da Deborah Scroggins e publicato in Italia da ALET). Sicuramente non ci sono dubbi che sia nel Nord che nel Sud Sudan sono stati reclutati molti bambini per le forze armate. E' comunque importante non confondere il reclutamento fatto da questi, con la pratica di rapire i bambini per farli diventare soldati che ha avuto luogo nel vicino Uganda da parte del LRA (Lords Resistance Army).

Nella mia esperienza in Sud Sudan ho trovato che i ragazzi che ora hanno 26/27 anni sono estremamente fieri di aver potuto combattere in una guerra contro coloro che cercavano di opprimerli e prendere il controllo delle loro risorse naturali.

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giovedì, gennaio 24, 2008

La Cina non accetta le accuse sul Darfur

''La comunità internazionale sa molto bene che la Cina ha svolto un ruolo positivo e costruttivo, e legare il Darfur alle Olimpiadi e' un tentativo di politicizzare i Giochi che viola lo spirito olimpico''. Queste sono le dichiarazioni del portavoce del ministero degli esteri, Jiang Yu ion merito alle minacce di organizzazioni di tutto il mondo di boicottare i giochi di Pechino.
La Cina è il maggiore partner economico del Sudan,e ben poco ha fatto per evitare che la situazione in Darfur si aggravi.E' anche il primo fornitore di armi al Sudan,e secondo il rapporto della Save Darfur coalition,tradotto da Italians for Darfur, ci sono grosse possibilità che queste armi siano state utilizzate dal governo di Khartoum e dai Janjaweed nel conflitto tra nord e sud Sudan e nella guerra in Darfur.


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Emmanuel Jal, dalla guerra in Sudan alla hit parade.

Lui è Emmanuel Jal, sudanese.
Le sue canzoni sono un tributo agli schiavi che sono stati frustati, picchiati, uccisi e stuprati. Attraverso le sue canzoni, sullo sfondo il pensiero di Martin Luther King, Ghandi, Nelson Mandela e Gesù Cristo, i figli degli schiavi possono parlare.
Non sa bene quanti anni ha, Emmanuel Jal, forse 27, e arriva dal Sud Sudan.
All'età di sette anni circa è stato portato in Etiopia per imparare a leggere e scrivere, insieme ad altri 30.000 bambini. Poi l'amara sorpresa: l'arruolamento come bambino soldato, nella guerra tra Nord e Sud del Sudan. Scappa, ma non riesce a raggiungere la propria casa. Incontra però Emma McCune, un'operatrice umanitaria, che lo adotta e lo traferisce clandestinamente in una scuola del Kenya. Un anno dopo, Emma muore in un incidente.
Emmanuel scopre il canto per sfuggire alla depressione e si esercita in chiesa. All'età di 20 anni, incomincia il suo cammino di successo nella musica, dapprima in Kenya, poi all'estero, fino a registrare una delle colonne sonore del film "Blood Diamond".
A breve uscirà il suo nuovo disco: "War Child".



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mercoledì, gennaio 23, 2008

Off-Topic: Sudan - Zambia 0 - 3

Momento calcistico su IB4D. In Coppa d'Africa, i 'Chilopolos' esordiscono battendo nettamente la rappresentativa sudanese, arrivata alla competizione continentale con qualche speranzella di andare avanti. Certamente avrà influito il primo gol, infilato da Chamanga al 3' minuto del primo tempo.
Nell stesso girone anche Egitto e Camerun, il cui scontro è finito 4-2 per i nilotici.
Ora si guarda con particolare interesse al derby tra Sudan ed Egitto.

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martedì, gennaio 22, 2008

Gruppi ribelli si uniscono,ma la situazione in Darfur si aggrava

I gruppi ribelli che da alcuni mesi stanno trattando a Juba,nel sud Sudan,hanno raggiunto un punto di incontro.Si chiamerà United Resistance Front (Urf),la coalizione delle cinque tra le principali fazioni che da oltre quattro anni sono in guerra con il governo centrale di Khartoum.
Lo ha detto all'agenzia Misna George Ola-Davies, il portavoce degli inviati di Unione Africana (Ua) e Onu.L'auspicio di Ola-Davies,che è anche il nostro,è quello che si possa raggiungere una posizione unitaria,coinvolgendo anche il Jem,che nelle ultime settimane ha intensificato gli attacchi contro l'esercito regolare, in vista di aprire un tavolo di trattative con il governo simile a quello tenutosi nel 2005 in Tanzania con in agenda punti importantissimi come: condivisione del potere, assistenza sanitaria, sicurezza, assistenza umanitaria, questione della proprietà della terra.
Dall'altra parte il governo centrale nomina Musa Hilal, leader del clan di Mahameed, della tribù araba dei Rizeiga,accusato di aver partecipato alle violenze ai danni della gente del Darfur da numerosi testimoni oculari, consigliere speciale del ministero per gli Affari federali,ed in particolare,parola dello stesso Ministro, "Hilal gestirà gli affari tribali in tutto il Sudan",nonostante,e questo a mio parere è sconcertante, compaia nei documenti del tribunale internazionale dell'Aja,che indaga sui crimini di guerra commessi in Sudan,e il consiglio di sicurezza ONU gli abbia imposto sanzioni finanziarie,oltre al divieto di viaggio.
Nel governo è presente un altro leader dei Janjaweed:Ahmed Haroun,attuale ministro agli Affari umanitari,incriminato per crimini di guerra e contro l'umanità nel febbraio 2007 insieme a Ali Kushayb.Secondo l'Aja Haroun coordinava l'azione di governo per armare e finanziare i miliziani, mentre Kushayb li comandava nel Darfur del Sud.Il governo sudanese ha respinto le richieste di consegnarli all'autorità internazionale.
Nel frattempo si aggrava la situazione della popolazione del Darfur,lo denuncia l'ultimo rapporto di Amnesty international,che sottolinea soprattutto come una generazione di Darfuriani sta crescendo in un clima di estrema paura e insicurezza in campi profughi pieni di armi: una combinazione potenzialmente esplosiva.La sicurezza nei campi è pari a zero,una pistola si acquista per 25 dollari e le donne sono sempre esposte al rischio stupri.I gruppi armati utilizzano sempre più spesso questi luoghi per reclutare combattenti,inclusi ragazzini che spesso,spinti dalla disperazione,si uniscono senza indugi.
Il rischio concreto è che anche questa forza di pace dell'Onu,come quella precedente dell'Ua,rischi di essere travolta dalla superiorità di mezzi e uomini delle milizie governative e Janjaweed,a meno che lo stesso governo la smetta di ostacolare lo spiegamento di quella che doveva essere la missione della svolta,e la nostra speranza è che possa ancora diventarla in tempi brevi, nella tormentata regione sudanese,teatro di una strage che non può più essere ignorata.



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Darfur: Stefano Cera scrive in "Pace, conflitti e violenza" (SISPa)

Sul nuovo numero del Giornale di SISPa (Società Italiana di Scienze Psicosociali per la Pace) "Pace, conflitti e violenza", l' articolo di Stefano Cera sul conflitto in Darfur.
Un testo ragionato sulle radici, l'attualità e le opportunità per una soluzione della "crisi umanitaria più grande del mondo".
Stefano Cera, docente e formatore nelle teorie e tecniche di trasformazione dei conflitti, principi e tecniche di negoziazione, mediazione e conciliazione, collabora attivamente alla campagna di Italians for Darfur.
E' autore, fra gli altri, del volume "Le sfide della diplomazia internazionale. Il conflitto nel Darfur. L'escalation della questione cecena [..]" (LED Edizioni, 2007)

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Anche il Darfur finisce nelle discariche abusive, ma la camorra non c'entra.


Ringrazio e riprendo da DOWNTOWN:

A Napoli e provincia si fanno picchetti e e ci sono cariche della polizia. Smaltire l'immondizia è una delle grosse piaghe di Megalopoli, una questione di civiltà ed uno dei piatti ricchi in cui tuffarsi per fare affari.

DIRITTI UMANI. C'è chi invece usa l'immondizia per protestare contro piaghe sociali più o meno ampie. Un artista di strada* si esprime con piramidi di sacchetti neri con sopra i motivi della protesta. Nel caso della foto ci si riferisce ai milioni di sfollati e alle centinaia di migliaia di mortinella regione sudanese del Darfur.
La foto è stata presa durante la manifestazione internazionale tenutasi a Roma il 16 settembre 2007. Questa ed altre foto sono disponibili sul sito degli Italians for Darfur.

*Carmelo la Gaipa




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domenica, gennaio 20, 2008

Se ne vada in Darfur!

Anche a Mia Farrow è stato impedito di manifestare per il Darfur. Giunta alla sesta tappa del suo manifestare in luoghi che hanno conosciuto genocidi, a Phnom Penh la polizia l'ha fermata dicendo che il Darfur non è problema loro.

"Il governo cinese sta cercando di impedirci di commemorare il genocidio in Cambogia e di negare ai sopravvissuti l'opportunità di mostrare solidarietà con il popolo del Darfur", ha detto ai giornalisti. "Speriamo che Pechino faccia su Khartoum una pressione diplomatica pari" a quella esercitata oggi per bloccare la manifestazione.

Io invece mi auguro che, se Mia dovesse effettivamente arrivare anche in Italia, la risposta delle istituzioni sia diversa.



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Nigeria peggio del Darfur, dice il Mend a Clooney

Secondo il Corriere della Sera, sabato il Mend avrebbe invitato Clooney ad occuparsi della Nigeria, dichiarando che le zone petrolifere sul delta interno del Niger sono teatro di azioni ben più terribili di quelle del Darfur. E se lo dice il Mend, gruppo armato che si finanzia rapendo occidentali, possiamo credergli.

Venerdì scorso Clooney è stato nominato messaggero di pace dell'Onu. George, che passa gran parte del suo tempo in Italia, si è dato da fare moltissimo per il Sudan occidentale. L'utlima sua azione, però, è stata riportata dalla stampa internazionale più o meno in questi termini: "Darfur? Basterebbero 24 elicotteri", come a dire che si tratta d'un problema esclusivamente economico. Certamente s'è trattata d'una forzatura giornalistica, ma a mio giudizio il danno d'immagine della reale situazione agli occhi della comunità internazionale è stato enorme, sminuendo incredibilmente una situazione terribile. Sono gli incidenti del percorso in un mondo che certo non ama l'Africa.

La lettera "nigeriana", firmata con lo pseudonimo collettivo di Jomo Gbomo dice anche che “entrambe le parti in conflitto stanno ammassando armi per una battaglia imminente che puo’ essere prevenuta solo attraverso il negoziato coinvolgendo credibili mediatori, come lei”, "prima che la Nigeria sprofondi negli abissi della guerra civile”.

Non conosco la situazione della Nigeria, ma so che è incredibilmente complessa. Pare che anche gli arabi la ritengano troppo articolata per poter intervenire con una strategia efficace. Per una volta sarò moralista: non dimentichiamo il Darfur. Non dimentichiamo la Nigeria.



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sabato, gennaio 19, 2008

Troppi silenzi sul Darfur

scritto da CattivaMaestra:

Nonostante la pressoché completa indifferenza dei media, gli ultimi mesi del 2007 sono stati molto importanti e densi di iniziative sul fronte del Darfur, il conflitto troppo spesso dimenticato che ha già causato la morte di oltre 300.000 persone in Sudan. Una tragedia senza fine che insanguina il Pianeta e le nostre coscienze.

Da mesi, l'associazione Italian Blogs for Darfur si impegna per strappare dal silenzio e dalla disperazione due milioni e mezzo di sfollati, colpevoli soltanto di essere nati in un angolo di mondo in cui il rispetto per la vita ha abdicato alla follia cieca e omicida. L'incancrenirsi e il protrarsi della crisi sudanese ha quasi normalizzato lo stillicidio quotidiano di vite umane, creando un paradossale e pericoloso stato di assuefazione mediatica: il Darfur non fa più notizia.
Determinanti a invertire questa tendenza, i tanti volontari di Italian Blogs for Darfur, con cui collaboro da ormai un anno, proseguono la loro campagna di informazione sfruttando le enormi potenzialità offerte dalla Rete e dal passaparola online. Informare e creare consapevolezza sono i primi obiettivi da perseguire per riportare il Darfur al centro dell'esposizione mediatica e dell'azione politica, troppo spesso prona verso singoli interessi di cortile.

La nuova edizione della Newsletter di Italian Blogs for Darfur si configura, ancora una volta, come un pratico ed efficace strumento per rimanere aggiornati e per comprendere le intricate dinamiche dietro una crisi politica, civile ed umanitaria. Il numero di Novembre-Dicembre pone particolare attenzione sul crescente interesse di personaggi di spicco della società civile e dello spettacolo, che cercano di collaborare per destare le coscienze sul Darfur. Queste lodevoli iniziative si infrangono spesso contro l'apparente impotenza di importanti organi internazionali come l'ONU, ancora incapace di trovare un'adeguata sintesi e - soprattutto - di agire con i promessi contingenti di pace.
La Newsletter è anche un esplicito invito ad agire, a diffondere informazione in maniera creativa e in grado di rompere l'apatico muro di silenzio intorno al Darfur. La campagna "Io bloggo per il Darfur" mira proprio a questo, stimolando la creatività dei tanti internauti che ogni giorno affollano il villaggio globale e addirittura lo spazio, come nel caso dell'astronauta Umberto Guidoni.

Per Italian Blogs for Darfur mi occupo della creazione della Newsletter in formato PDF: un pratico e veloce strumento non solo per rimanere informati sulle principali tematiche legate alla crisi sudanese, ma anche un'ottima occasione per diffondere con un semplice click questo documento ai vostri contatti online, od offline tramite una rapida stampa.
Grazie al Web basta davvero poco per ridare voce a chi non ha più speranza.
Dài voce al Darfur!



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giovedì, gennaio 17, 2008

El Geneina: aerei sudanesi bombardano due villaggi

Le Organizzazioni Non Governative presenti nel West Darfur hanno dichiarato la zona intorno a El Geneina "off limits", dopo i bombardamenti dell'aviazione militare sudanese a due villaggi attigui il 12 e 13 gennaio.
Sarebbe questa la risposta di Karthoum agli attacchi del Jem, che conta una forte presenza proprio a El Geneina, a una postazione militare a Silea, nel nord della città.
L'attacco arriva anche a pochi giorni di distanza dalla rappresaglia delle Forze Armate sudanesi ai convogli della nuova missione UNAMID delle NAzioni Unite e dell' Unione Africana, ancora senza elicotteri e mezzi di trasporto adeguati, il 7 gennaio scorso.

(a destra, uno dei disegni dei bambini del Darfur, raccolti da HRW)



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Dream For Darfur a rischio in Cambogia

Mia Farrow, nota attrice statuinitense protagonista nella campagna internazionale per i diritti umani in Darfur, è ora in Cambogia, dove sta tentando di proseguire il viaggio intrapreso in Ciad con una simbolica torcia olimpica, sfilata anche a Roma nella seconda Giornata Mondiale per il Darfur organizzata da Italians for Darfur. L'intento è quello di persuadere la Cina, principale partner commerciale del Sudan, per spingere Khartoum a mettere fine alle violenze in Darfur.
Dopo aver toccato Ciad, Ruanda, Armenia, Germania e Bosnia, la Dream for Darfur sta subendo ora imponenti restrizioni al proprio cammino verso la scuola di Tuol Sleng, nella capitale, luogo simbolo dei "campi della morte" dei Khmer Rossi.
Si stima che circa 1,7 milioni di persone siano morte dal 1975 al '79, per mano del regime di Pol Pot.



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Gaetano D'Amico "blogga per il Darfur"

Gaetano D'Amico è un doppiatore e attore italiano. Lavora in teatro e dal 2000 inizia a lavorare anche per la televisione, entrando a far parte del cast di fiction TV come Vivere, dove interpreta il commissario Mariotti. Ha recitato inoltre in CentoVetrine, Sottocasa e Carabinieri.
Da oggi, Gaetano D'Amico presta il suo volto anche alla campagna "Io bloggo per il Darfur" di Italian Blogs for Darfur, grazie agli scatti di Alessandro Branca.

Aspettiamo le vostre foto!



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Serata per il Darfur a Barletta: il video

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mercoledì, gennaio 16, 2008

I rifugiati incontrano i senatori


Roma, mercoledì 16 gennaio 2008. Yusif Ishag Yahia e Suliman Ahmed Hamed, in qualità di rappresentanti dei rifugiati del Darfur in Italia, hanno incontrato i senatori Francesco Martone e Enrico Pianetta, membri della costituenda Commissione del Senato per i diritti umani.
I senatori, in una giornata resa convulsa dalle dimissioni presentate dal ministro della Giustizia Clemente Mastella, hanno comunque trovato modo di incontrare la delegazione, informando i convenuti sull'iter relativo alla Commissione stessa e proponendo una serie di azioni che mantengano alto il livello di attenzione nei confronti della situazione in Darfur.

L'incontro, promosso da Italians For Darfur, dovrebbe portare a breve ad altri passi importanti nelle sedi istituzionali.

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lunedì, gennaio 14, 2008

Nulla cambia in Darfur

Attacco a un convoglio di caschi blu: continuano le violenze
E il 12 febbraio ricorre l'anniversario dell'inizio del conflitto:
Italians for Darfur e Art. 21 insieme per non dimenticare

Il 2008 doveva essere l’anno della speranza per il Darfur. E invece, pochi giorni fa, un convoglio della forza di pace UNAMID è stato attaccato dall’esercito sudanese. Immediata la protesta del segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki Moon, arrogante e irricevibile la risposta del Ministro della difesa del Sudan il quale ha affermato che a sbagliare erano stati i peacekeepers che non avevano comunicato il loro tragitto. E se il buongiorno si vede dal mattino…

Il 31 dicembre è stato ufficialmente insediato il comando della nuova missione Onu nella martoriata regione sudanese.
Ma dei 26mila uomini previsti per il dispiegamento della forza di pace, al momento ne sono arrivati ad Al Fasher, cuore dell’insediamento militare, circa duemila - per lo più cinesi - i quali si sono affiancati ai settemila caschi verdi dell’Unione africana che dal 2004 avrebbero dovuto assicurare, almeno sulla carta, il ‘controllo’ dell’area in conflitto. Cosa che in quattro anni non sono riusciti a garantire.
I massacri sono continuati, attualmente si stimano tra i 300 e i 400 mila morti e oltre 2 milioni e mezzo di rifugiati.
Insomma, il contingente annunciato e autorizzato dalla risoluzione approvata all'unanimità dal Palazzo di Vetro lo scorso agosto, è rappresentato da una parodia, una farsa mediatica che ha visto i caschi verdi dell’Ua indossare quelli blu dell’Onu… azione tra l’altro contestata dall’ambasciatore sudanese il quale ha annunciato che “Karthoum eccepisce sulle uniformi dei soldati”.
Ma sono ben altre e ben più gravi le contestazioni dei vertici di Khartoum, che continuano a mettere in atto un ostruzionismo nemmeno più tanto subdolo, ma più che palese. Dopo avere vietato i voli notturni e limitato quelli dei C130 dell’Onu, hanno annunciato che non accetteranno la presenza di truppe non africane, no a svedesi, nepalesi e tailandesi.
E, se non bastasse, mancano ventiquattro elicotteri indispensabili per la perlustrazione dell’area in conflitto, grande quattro volte la Francia. Dopo l’appello di Ban Ki moon sembra che qualcosa si stia muovendo. Ma su un fronte diverso.
L’Unione europea, infatti, dovrebbe inviare ai confini con il Darfur un contingente che dovrebbe garantire la protezione dei profughi provenienti dalla regione che si rifugiano nei paesi vicini.
Entro la fine di gennaio i ministri della Difesa approveranno a Bruxelles il dispiegamento di una forza di pace in Ciad e nella Repubblica centrafricana. Una missione che avrebbe dovuto partire già lo scorso dicembre, quando mancavano 800 soldati e 10 elicotteri. Fonti ufficiali militari dell'Ue hanno annunciato che ora, si può procedere verso la fase finale dell'operazione: chi si occupa della progettazione della missione ritiene di avere oggi quello di cui si aveva bisogno.Grazie alla messa a disposizione di elicotteri e truppe, Polonia, Francia e Belgio renderanno possibile il piano. Ma anche Russia e Ucraina, stando a fonti diplomatiche Ue, starebbero valutando l'ipotesi di partecipare al programma di aiuti, anche se non è stata presa alcuna decisione ufficiale.
Autorizzata dalle Nazioni Unite, la forza d’interposizione Ue, che vedrà impiegati 3.500 uomini, ha il suo quartier generale fuori Parigi e sarà composta perlopiù da truppe francesi sotto comando irlandese.

Meglio di niente. Ma intanto resta l’incognita del successo della missione nel cuore del Darfur, quella davvero significativa. L’unica che potrebbe determinare una svolta di pace nella regione, che potrebbe mettere fine ai massacri che si continuano a perpetrare in nome di una follia etnico-religiosa, una ferocia inaudita - con la responsabile complicità del governo sudanese - di cui purtroppo si continua a parlare poco.
L’informazione, naturalmente si occupa d’altro ed è per questo che il prossimo anniversario dell’inizio del conflitto, il 12 febbraio, dobbiamo ancora una volta gridare forte il nostro sdegno per l’indifferenza verso questo dramma su cui i riflettori, soprattutto in Italia, continuano a essere spenti.
Italians for Darfur e Articolo 21 sono i promotori di questa giornata della memoria che avrà bisogno del contributo di tutti.


Antonella

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domenica, gennaio 13, 2008

Una lettera a Minni Minnawi


[Riceviamo e pubblichiamo. L.S.]

Sede della Sezione italiana dello SLAM

In occasione della santa festa dell’Eid Al-Fitr Nhenei si mandi il saluto al popolo sudanese in generale e alla popolazione del Darfur, rifugiati e sfollati

Dopo il genocidio, il regime ha organizzato dei campi di sfollamento. Molte persone avrebbero voluto nei loro villaggio, cone le loro attività agricole e pascoli per il bestiame. Ma questi villaggi sono stati dati dalla minoranza araba a tribù di mercenari Janjaweed provenienti da Niger, Ciad, Mali e altri paesi, e nell’ultima settimana del mese sacro di Ramadan c’è stato ancora genocidio degli abitanti della regione di Muhujarija. All’interno della moschea l’iman, donne e bambini sono stati uccisi dai Janjaweed e da soldati del governo sotto la copertura di tre aerei.
Non è la prima volta che questo Governo uccide dei cittadini nel mese di Ramadan, anche all'interno del Palazzo della Repubblica, quando vennero uccisi funzionari: il mondo intero lo sa. Ora Minni Arcu Minnawi è Consigliere principale per il Presidente e Presidente del Movimento di liberazione del Sudan (SLM); egli ha firmato con il Governo un accordo di pace ad Abuja; nel marzo scorso il governo ha bombardato con carri armati una casa di membri dell’SLM, alcuni dei quali già feriti in scontri di guerra, nel cosiddetto “Distretto degli Ingegneri” di Omdurman.
Io chiedo a Minni Arcu Minnawi, allora, qual è il senso di un accordo di pace? Quella che vediamo non è pace. Tutti i movimenti del Darfur, se fanno un accordo con il governo, è un accordo vero. Il governo si copre nel nome dell’Islam, però lo stupro di donne e l’assasinio di bambini ed anziani non è un modo di fare dell’Islam.
Con questa lettera, inoltre, condanniamo l'atto criminale che ha avuto come vittime membri delle forze dell'Unione Africana ad Haskanita. Il Governo sudanese accusa i movimenti di liberazione di aver organizzato l’azione mortale. Noi chiediamo che la comunità internazionale invii una commisisone d'inchiesta per stabilire la verità e mandare i responsabili davanti al tribunale dell’Aja.
Chiediamo inoltre che Minni Arcu Minnawi, come già Selfakir Miardet presidente del SPLA del Sud del Sudan, esca dal Governo con tutti i suoi Ministri e collaboratori. Già in molti casi un membro del Governo è stato ucciso, come per esempio capitò a John Greng e Zubeir e Ibrahim Shemseddin. Non vorremmo che anche Minni Minnawi fosse in questa lista.

Kuis08@yahoo.com
Suleiman Ahmed Hamed
Rappresentante del Movimento di liberazione del Sudan

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Lo stupro come arma: il Darfur è anche questo.

"I could hear the women crying for help, but there was no one to help them.”


Dal 2003, inizio del conflitto in Darfur, migliaia di donne e bambine sopra gli otto anni sono state stuprate e ridotte a schiave sessuali dai miliziani janjaweed. Gli attacchi avvengono spesso mentre le donne si allontanano dai campi profughi, per le normali attività di ogni giorno, e gli stupratori sono quasi sempre in gruppo. Di ritorno al campo, le donne vengono rinnegate dalle loro stesse famiglie.
Lo scopo dei janjaweed, con la complicità delle forze regolari sudanesi, è infatti umiliare, punire, controllare, e terrorizzare la comunità da cui provengono. Lo stupro diventa così un'arma e porta, oltre al trauma in sè, le mutilazioni genitali, le ferite, l'alto rischio di contrarre e diffondere l'AIDS e altre malattie sessuali.
Refugees International ha ora rilasciato "Laws Without Justice", un dossier sull'accesso ai servizi legali delle vittime di stupro in Sudan: ne emerge un quadro dalle tinte fosche, in cui le donne sono vittime due volte.
Un chiaro esempio è il rischio, per la donna che denuncia le violenze ma che non riesca a provarle, di essere accusata di "zina", adulterio: la pena è morte per lapidazione per le donne sposate o centinaia di frustate per chi non lo sia.
Anche il ricorso alle cure mediche fornite dalla ONG presenti in Darfur risulta difficile e rischioso. Le ONG sottostanno alle rigide regole del Governo per continuare a operare nel terriorio, nonostante intimidazioni e attacchi, e perdono così molta della fiducia delle vittime, costrette spesso a compilare un modulo di denuncia che le espone ai rischi della giustizia sudanese.
Queste sono solo due delle conclusioni a cui sono giunte le analisi della Refugees International. Il resto lo trovate qui.

Link:
"Darfur Advocacy Agenda": come fermare la violenza sessuale in Darfur

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giovedì, gennaio 10, 2008

Non tutte le guerre si imparano a scuola

ROMA - Venerdì 11 gennaio 2008 alle ore 10:00 presso la facoltà di Economia Federico Caffè dell’Università degli studi Roma Tre, in via Silvio D’Amico 177, si terrà un workshop sulla situazione storico-politica in Darfur e le cause che hanno portato alla violenta evoluzione del conflitto.

Dopo l'introduzione si proseguirà concentrandosi sul lavoro svolto dalle numerose ONG che operano sul territorio, con testimonianza di vita quotidiana nei campi rifugiati, cercando anche di capire attraverso le loro parole le difficoltà della cooperazione internazionale in territori di guerra completamente dimenticati dai media se non nei casi di estrema emergenza per poi venire lasciati di nuovo nel dimenticatoio.

Elemento importante del workshop e obiettivo dell'Aiesec è l’interazione tra i relatori e gli studenti presenti, per lo più della facoltà di Scienze Politiche ma anche di Economia e Lettere e Filosofia, proprio per questo sarà lasciato ampio spazio alle domande e al dibattito nell’ultima mezz’ora della sessione.

Il post è ripreso da Diregiovani.

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giovedì, gennaio 03, 2008

Una canzone per il Darfur all’”Arè rock festival”


Al via le selezioni della seconda edizione dell’Arè rock festival 2008”,competizione aperta a tutte le band emergenti provenienti da ogni parte del Mondo e che lo scorso anno ha avuto un enorme successo di pubblico e critica.Nella competizione si esibiranno 30 band di vari generi musicali che si contenderanno i 2000 euro messi in palio dall’organizzazione.La scadenza per le iscrizioni è fissata per il 31 Gennaio 2008.


La grande novità di quest’anno è costituita dall’apertura di una sezione intitolata”una canzone per il Darfur”,in cui verranno presentati brani inediti che parlano della situazione nella tormentata regione sudanese,dove da oltre quattro anni si combatte una sanguinosissima guerra che ha provocato oltre 300.000 morti e 2.500.000 sfollati..

Lo scopo di questa importante iniziativa da parte dell’organizzazione del festival è appunto quello di far conoscere,attraverso un mezzo universale quale la musica,ciò che accade da ormai troppo tempo in Darfur nella totale indifferenza della gente e dei mass media.

La competizione si terrà a Barletta dove, nelle scorse settimane, è stato approvata in Consiglio Comunale una risoluzione in cui veniva sollecitato il Governo italiano a fare di più per mettere fine al massacro del Darfur.

Link:arèrockfestival

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