Il blog di Italians for Darfur

mercoledì, dicembre 24, 2008

Allagati i Darfuriani di Roma


Il cattivo tempo che nelle ultime settimane ha flagellato la Capitale ha creato enormi disagi anche alla comunità di darfuriani. Infatti la sede di via Scorticabove e' stata completamente allagata.
Alle 10 del mattino dell'11 dicembre l'acqua è entrata nei locali in quantità impressionante, raggiungendo in breve l'altezza di 1 metro.
Subito le persone sono state costrette a salire al primo piano, dove sono rimaste fino alle 4 del pomeriggio Imponenti i soccorsi: tre elicotteri (due dei carabinieri e uno della Finanza), poi un canotto di grandi dimensioni ed infine un mezzo più idoneo, un anfibio capace di ospitare fino a circa cento persone.
I Darfuriani sono stati provvisoriamente trasferiti nei locali della ex Fiera di Roma, in via Cristoforo Colombo. Purtroppo in questi locali non sono previsti locali doccia, per cui l'igiene è più precaria.

Nella foto in alto acqua anche nei viali interni della sede di via Scorticabove. Sotto, il segno dell'acqua sul muro.

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sabato, dicembre 13, 2008

Audizione alla Commissione Esteri della Camera

Il 10 dicembre si è svolta un'audizione davanti alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati. Coordinati da Antonella Napoli (Presidente di Italians for Darfur), all'audizione hanno partecipato: Luisa Mascia (Coalition for the International Criminal Court), Nino Sergi e Marco Rotella (InterSOS), David Donat-Cattin (Parlamentarians for Global Action) e Stefano Cera (Italians for Darfur), che è intervenuto in rappresentanza dell'International Crisis Group.
L'occasione è stata propizia per fare il punto della situazione sul conflitto nel Darfur sotto i suoi diversi aspetti (emergenza umanitaria, discussioni intorno alle accuse della Corte Penale Internazionale al Presidente del Sudan Bashir, situazione politica e processo di pace) e per chiedere alla Commissione Esteri (che svolge anche attività di Comitato Permanente sui diritti umani) un supporto sulle iniziative che varie ONG portano avanti ormai da tempo nella regione occidentale del Sudan.
La Commissione, presieduta da Furio Colombo, ha mostrato grande interesse all'iniziativa, tanto da chiedere un successivo incontro di approfondimento, da svolgersi nel prossimo mese di gennaio. Continueremo a tenervi informati...
Italians for Darfur

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mercoledì, dicembre 10, 2008

Italians for Darfur al Premio Italia Diritti Umani 2008

Hanno finalmente (due mesi dopo!) messo on-line il video del mio intervento al Premio Italia Diritti Umani 2008 (16 ottobre 2008), organizzato dalla Free Lance International Press.
Il titolo dell'intervento è: "Sviluppo del conflitto nel Darfur: incriminazione del Presidente del Sudan e le difficoltà della missione ONU".
Buona visione!
Stefano Cera

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giovedì, dicembre 04, 2008

Rapporto annuale all'Onu

Ocampo: rischio rappresaglie in Darfur dopo richiesta di arresto di Al Bashir


Il procuratore del Tribunale Penale Internazionale Luis Moreno-Ocampo, presentando il rapporto annuale all’Onu, ha ribadito al Consiglio di sicurezza che “a breve potrebbe essere emesso il mandato di arresto per il presidente del Sudan Omer al Bashir e, di conseguenza, potrebbero scattare delle rappresaglie in Darfur”.
Il procuratore Ocampo ha anche esortato il Consiglio a considerare l’applicazione di sanzioni contro coloro che si ritiene responsabili di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità – oltre Bashir le stesse accuse pendono sul ministro per gli Affari umanitari Ahmad Muhammad Harun e il leader dei ribelli musulmani Janjaweed Ali Kushayb – e “chi li protegge e li vuole sottrarre al giudizio della Corte”.
"Nessun sostegno politico, nessun aiuto finanziario dovrebbe essere fornito a questi soggetti per i quali dovrebbero al più presto essere previste delle sanzioni – ha affermato Ocampo durante la sua relazione.
“Al-Bashir – ha confermato il procuratore – ha orchestrato un genocidio di massa contro le tribù africane dei Fur, Masalit e Zaghawa in Darfur. Le prove dimostrano che a marzo del 2003 al-Bashir ha ordinato una serie di attacchi contro le popolazioni di queste etnie, affermando di non volere prigionieri o feriti ma solo ‘terra bruciata’. Al-Bashir ha ‘premuto il grilletto’ dando il via ai brutali raid nei villaggi che hanno causato la morte immediata di 35mila civili e almeno altri 30mila hanno sofferto una morte lenta. Migliaia di donne e di ragazze sono state vittime di stupri e 2,5 milioni di persone sono state costrette alla fuga e vivono in condizioni precarie, spesso casusa di morte, nei campi profughi".
Ocampo ha nuovamente lanciato un appello alla comunità internazionale chiedendo di “non rendersi complice dell’occultamento di questa tragedia” e di non sottostare alle pressioni di Khartoum che vorrebbe la sospensione dell'imputazione di Al-Bashir attraverso una risoluzione, invocando l'Articolo 16 dello Statuto del Tribunale penale internazionale.
Anche l'Unione Africana e alcuni membri del Consiglio di Sicurezza appoggiano la richiesta del regime di sospendere il processo al Tpi, sostenendo che l'eventuale arresto di Bashir bloccherebbe del tutto il processo di pace nella regione.
Il governo del Sudan, ovviamente, continua a respingere le accuse di aver sostenuto le milizie che hanno compiuto atrocità contro i civili del Darfur e ha sempre rifiutato di cooperare con il Tpi, avviando una propria inchiesta.
La riunione in Consiglio è stata la prima occasione in cui il procuratore dell'alta corte internazionale si è presentato davanti agli ambasciatori dei Quindici dopo che, il 14 luglio scorso lo stesso Ocampo aveva emesso una richiesta di mandato d¨arresto nei confronti del presidente sudanese con accuse di genocidio, crimini contro l¨umanita' e crimini di guerra.
Nel sottolineare la piena fiducia nell'operato del procuratore e rinnovare il sostegno dell'Italia alla Corte Penale Internazionale, l'ambasciatore italiano Giulio Terzi ha indicato che "oggi più che mai, per ripristinare e assicurare una pace durevole in Darfur occorre un approccio che tenga conto, insieme agli aspetti di sicurezza, di tutte le diverse dimensioni di questa tragedia: da quella umanitaria a quella politica e, soprattutto, a quella collegata alla necessita di applicare le regole di base dello stato di diritto".
Secondo Terzi "combattere l'impunità è una priorità per la comunità internazionale. La giustizia non può più aspettare".

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