Il blog di Italians for Darfur

domenica, marzo 29, 2009

Presto la compilation CAUSES 2: 100 % dei profitti per il Darfur

Uscirà il 5 maggio la benefit compilation CAUSES 2, della Waxploitation Records.
Il 100% dei profitti andrà a Medicins Sans Frontieres, Human Rights Watch and Oxfam America.

Dopo il successo di Causes 1, del 2007, anche la nuova compilation include canzoni rare ed esclusive della scena Indie ed Alternative internazionale, tra cui Black Moth Super Rainbow, Devendra Banhart, LCD Soundsystem, My Morning Jacket, Matthew Dear e tanti altri.




http://myspace.com/causes

http://myspace.com/italianblogsfordarfur

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sabato, marzo 28, 2009

"Ormai è la miseria nera"

NYALA 26-03-09
Carissimo Fiorenzo

....Come hai accennato nella tua che gli aiuti non esistono più e ora si vedono i risultati.
Il nostro campo (KALMA ndr) ormai è la miseria nera e tirate fuori voi le conseguenze perchè è proibito mensionarle. La situazione e di stasi con una buona pace perchè ormai sono agli estremi con sete e fame. Bisogna sperare incensantemente perchè ritornino e possono avere una vita normale.Ora termino e fra giorni vi scrivo ancora per spiegarvi come stanno le cose da noi eccetera tanti saluti ...
Daniel

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venerdì, marzo 27, 2009

Bashir in giro per i paesi africani...

La notizia è di quelle importanti; il presidente del Sudan Bashir, a dispetto del recente mandato di arresto dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ha effettuato nei giorni scorsi una serie di viaggi in alcuni paesi africani (Eritrea, Egitto e Libia), annunciando inoltre di volersi recare al prossimo summit dei paesi arabi, che si svolgerà alla fine del mese in Qatar. La questione è piuttosto complessa sia per l'importanza dei paesi in questione (per il peso specifico che hanno nei confronti del contesto regionale e del processo di pace), sia perchè nessuno di questi ha firmato lo Statuto della CPI e, come tali, non hanno uno specifico obbligo nei confronti del presidente Bashir.
Tuttavia, i funzionari della CPI hanno fatto presente che potrebbero comunque trasmettere a un paese non firmatario la richiesta di rendere esecutivo il mandato, anche perché, così come dichiarato dalla portavoce della Corte dell’Aja, Laurence Blairon, i paesi non firmatari sono comunque paesi membri ONU e avrebbero pertanto l’obbligo di applicare quanto stabilito dalla risoluzione 1593/2005 del Consiglio di Sicurezza ONU che, nel trasferire all’attenzione della Corte la situazione del Darfur, ha chiesto a tutti gli Stati di cooperare con essa.
In breve, la situazione appare piuttosto ingarbugliata ed esiste, purtroppo, il rischio che la pronuncia della Corte diventi una sentenza scritta sulla sabbia, soprattutto se l'esempio dei paesi citati verrà seguito da altri, con spregio (l'ennesimo) del rispetto dei diritti della popolazione del Darfur, da anni martoriata da una guerra senza fine che si svolge in un clima di impunità.
Stefano Cera

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martedì, marzo 24, 2009

Sempre più gravi le condizioni dei profughi non più assistiti dalle ONG espulse dal Sudan

Gli Stati Uniti lamentano un grave deteriorarsi delle condizioni nei campi profughi del Darfur, compresa la disponibilità di acqua potabile, dopo l'allontanamento dal Sudan di 13 ONG accusate dal governo di collaborare con la Corte Penale Internazionale. Gli Stati Uniti, si è letto in una nota ufficiale, considereranno il presidente Bashir, incriminato per crimini contro l'umanità, colpevole di ogni morte causata dalla mancata assistenza delle ONG espulse. Dichiarazioni d'effetto, che non impediscono perà a Bashir di visitare l'Eritrea. Il breve viaggio di lunedì scorso è stato il primo dopo la sentenza della CPI.
La scarsità di risorse idriche grava sulla sicurezza della già instabile regione: si registrano i primi scontri per la conquista delle sorgenti. Ad Afonna, località del Sud Darfur, sono morte 34 persone in uno scontro tra clan rivali, alleati del governo sudanese, per il controllo delle fonti idriche.
(foto di Roberto Goglio)

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domenica, marzo 15, 2009

Darfur, una crisi che non si vuole ricordare

E' stato presentato mercoledì scorso il nuovo rapporto sulle crisi dimenticate dell'Osservatorio di Pavia per Medici Senza Frontiere.
Il Sudan resta nella triste top ten delle crisi umanitarie dimenticate dai media tradizionali italiani, va un pò meglio sul web, ma è considerevole il risultato ottenuto da Italians for Darfur, che dal 2006 porta avanti, unica in Italia, campagne di advocacy e lobbing mirate per il Darfur.
Si legge nel rapporto:
"Nel 2008 delle 53 notizie dedicate al Sudan 11 sono incentrate sulle iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, quali il Global Day per il Darfur (ad aprile) che vede come testimonial, tra gli altri, quel George Clooney diventato da tempo icona Darfur [vedi il videomessaggio di Clooney rilasciato a Italians for Darfur, ndr].
Tra gli altri eventi che ottengono copertura mediatica dai TG nel corso dell’anno ci sono: il
dirottamento del volo aereo della compagnia privata sudanese Sun Air a opera di ribelli del Darfur (10 servizi ad agosto), l’accusa per il presidente del Sudan Bashir di genocidio e crimini di guerra (8 notizie), gli scontri tra esercito e ribelli (9 notizie). "

Approfondisci: il rapporto del 2007
Web-attivati: firma l'appello a RAI, MEDIASET e LA7

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sabato, marzo 14, 2009

Domenica si chiude la missione dell' EUFOR in Ciad

Terminerà domenica il mandato del contingente europeo EUFOR in Ciad e Repubblica Centraficana, lungo il confine con il Darfur, dipiegatosi a partire dal 28 gennaio 2008. Circa 2000 soldati attenderanno però ancora qualche mese prima del definitivo avvicendamento con i caschi blu delle Nazioni Unite.

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Il Presidente sudanese volerà a Doha a fine marzo

Sarà il primo volo all'estero dopo il 4 marzo, giorno in cui è stato spiccato il mandato d'arresto per il Presidente sudanese al Bashir: a fine marzo è infatti attesa la sua partecipazione a Doha, in Qatar, per i vertici dei Paesi arabi e dei Paesi arabi con i Paesi dell' America Latina.

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Liberi i quattro operatori umanitari rapiti in Darfur

La crisi in Darfur è tornata in prima pagina anche in Italia, in questi ultimi giorni, ricordata non piu solo dal web, per il rapimento di quattro operatori di Medici Senza Frontiere nei pressi di Seraf Umra in Darfur. Tra gli ostaggi anche Mauro D'Ascanio, medico vicentino. E' di oggi la lieta notizia, dopo tre giorni di prigionia, della loro liberazione.

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Italians for Darfur partecipa al movimento CIVICRAZIA

Mercoledì 11 marzo Italians for Darfur ha partecipato al primo incontro CIVICRATIC WEB ACTION promosso dal Laboratorio Privacy Sviluppo presso presso il Garante per la protezione dei dati personali, condividendo la propria esperienza di "Civicrazia" sul web, in favore dei diritti umani in Darfur. Come componente del gruppo Civicrazia, Italians for Darfur continuerà ad impegnarsi:
- per la Civicrazia, riconoscendo e promuovendo il Soggetto unitario “Civicrazia”, quale coalizione delle organizzazioni e dei singoli che si battono per i diritti del cittadino, rispettandone lo Statuto e favorendone lo sviluppo, ai fini del rafforzamento della Difesa Civica e di tutte le finalità e le azioni per il Cittadino Protagonista;
- per la Svolta della Persona, perché essa sia sempre più al centro della società.

Per favore, aiutaci a migliorare la nostra campagna on-line compilando il questionario che ti proponiamo alla pagina: http://www.italianblogsfordarfur.it/civicrazia.htm oppure (se usi firefox) direttamente qui.

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venerdì, marzo 13, 2009

Prime azioni contro le Ong in Darfur

Italians for Darfur: troppe ambiguità su rapimento operatori Msf

“Il rapimento degli operatori di Medici senza frontiere in Darfur è un segnale che desta grande preoccupazione”.
E’ quanto si legge in una nota di Italians for Darfur.
“La dinamica del sequestro è ancora molto nebulosa – sottolinea il presidente dell’associazione Antonella Napoli – soprattutto su chi abbia preso in ostaggio i volontari di Msf. Sorprende che in un’area, controllata dal governo sudanese, possano scorazzare gruppi di ‘banditi’ con l’audacia di sequestrare operatori umanitari impegnati in progetti vitali per la popolazione locale”.
“Il nostro timore che potessero verificarsi episodi a danno delle Ong presenti in Darfur – conclude la Napoli – si è purtroppo concretizzato nel peggiore dei modi. Ci auguriamo che il governo di Khartoum faccia davvero quanto possibile per recuperare i volontari di Medici senza frontiere e assicurare i criminali che hanno commesso questo vile atto alla giustizia”.

Roma 12 aprile 2009

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giovedì, marzo 12, 2009

Rapiti tre volontari di Msf, c'è anche un italiano

Tre operatori di Medixi senza frontiere sono stati rapiti ieri notte in Darfur. C'e' anche un giovane medico italiano. A 24 ore dal sequestro - avvenuto nel presidio sanitario di Safir Umra a 200 chilometri dalla capitale del Nord Dafur, El Fasher, ma reso noto solo questa mattina - arriva la conferma della richiesta di un riscatto e dell'avvio dei negoziati che, secondo dichiarazioni rilasciate a media locali dal governatore del Nord Darfur, 'stanno procedendo bene e potrebbero portare ad una veloce soluzione' della vicenda.
Gli ostaggi - il medico italiano vicentino 34enne, Mauro d'Ascanio, il collega francese Raphael Meonier e l'infermiera canadese Laura Archer - 'stanno bene e non hanno subito maltrattamenti. Sono vivi e si sta lavorando per liberali', hanno affermato fonti del governo sudanese, mentre dal mondo si rincorrono gli appelli per una veloce e positiva conclusione della vicenda. A cominciare da quello del segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon, alla 'viva preoccupazione' espressa dal capo dello stato, Giorgio Napolitano.
'Stiamo lavorando', ha assicurato anche il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, chiedendo il silenzio stampa sulla vicenda per non compromettere 'l'attivita' che abbiamo messo in piedi per la liberazione'. L'Unita' di Crisi della Farnesina e' intanto in contatto con la sezione italiana di Msf - oltre che con le strutture diplomatiche di Canada e Francia, paesi d'origine degli altri due ostaggi - e con la famiglia del medico italiano. E proprio i familiari di D'Ascanio, in serata, sottolineando di 'essere preoccupati per Mauro', hanno chiesto il silenzio sulla vicenda. Silenzio che - ha ricordato anche Frattini - 'ha gia' premiato' in episodi del passato.
Dal Darfur, in serata, il governatore della'area Nord, Osman Kebir, ha riferito di aver parlato con i rapitori e gli ostaggi al telefono. 'I negoziati sono in corso, stanno procedendo bene e potrebbero portare ad una veloce liberazione degli ostaggi', ha riferito Kebir, aggiungendo che i sequestratori, che hanno chiesto un riscatto in danaro, non hanno intenzione di far del male agli ostaggi. Sullo sfondo delle preoccupazioni c'e' anche la presa di posizione del presidente sudanese, Omar el Bashir, che proprio nei giorni scorsi ha minacciato l'Occidente e espulso dal paese molte Ong, accusate - a suo avviso - di aver contribuito alla decisione del Cpi (la Corte penale internazionale dell'Aja) di emettere nei suoi confronti un un mandato di arresto per crimini di guerra e contro l'umanita'. Le sezioni francese e olandese di Msf sono state espulse dalla regione sudanese la scorsa settimana insieme a un'altra decina di Ong: un ordine di espulsione che non aveva riguardato le sezioni belga, svizzera e spagnola di Msf. Medici Senza Frontiere oggi comunque ha annunciato il ritiro del personale internazionale dalla regione.
L'attacco alla sede della sezione belga di Msf a Sarif Umra, presidio sanitario composto da una equipe di 7 operatori (5 dei quali internazionali) e' avvenuto ieri sera - erano circa le 18 ora italiana - da parte di un gruppo di uomini armati che oltre ai tre operatori internazionali hanno prelevato anche due membri dell'organizzazione di nazionalita' sudanese, subito dopo rilasciati. Si tratterebbe del primo attacco di questo tipo ad un' organizzazione umanitaria.
Tornando al medico italiano, D'Ascanio e' specializzato in medicina d'urgenza e medicina tropicale ed e' alla sua prima missione dopo aver gia' avuto esperienze all'estero in missioni umanitarie in Guinea Bissau, Messico, Brasile e Guatemala. Si trovava in Darfur dal settembre del 2008, in qualita' di responsabile medico dell'ospedale Serif Umra.

lunedì, marzo 09, 2009

Mercoledì si parlerà di Darfur su Radio Meridiano 12


Mercoledì alle 18.15 andrà in onda su Radio Meridiano 12 una trasmissione di apporfondimento sulla crisi del Darfur, all'interno del contenitore Pangea, il mondo in una sola frequenza.
Il Darfur, fra Sudan e Ciad, fra nomadi e contadini, fra musulmani eanimisti. Fra il petrolio cinese e la geopolitica libanese. Perchè la scure degli interessi colpisce sempre i più poveri?
Se ne parlerà mercoledì 11,alle 18.15 sulle frequenze di radio meridiano. sui 97.500 in FM a Roma e Provincia. Oppure in podcast dal sito www.radiomeridiano12.com

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sabato, marzo 07, 2009

On-line il nuovo rapporto 2008 di Italians for Darfur

Il rapporto 2008 sulla situazione in Darfur, presentato da Italians for Darfur presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana a Roma il 26 febbraio scorso, è ora scaricabile in formato PDF.

Leggi e diffondi il documento.

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giovedì, marzo 05, 2009

Intervista all'Agenzia AMI

Nel sito dell'AMI - Agenzia Multimediale Italiana (link
http://www.agenziami.it/articolo/2842/Sudan+la+Cina+contro+l+Aja+no+ad+arresto+Bashir/) trovate il video dell'intervista che mi hanno fatto oggi relativa alla richiesta di arresto della Corte Penale Internazionale nei confronti del Presidente al-Bashir.
Buona visione!
Stefano Cera

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Daniel da Nyala: "anche il respiro si fa pesante".
Bashir espelle 10 ONG dal Darfur.

...Buona giornata, ti allego le ultime notizie da Nyala di Daniel, da quanto dice sembra stiano mettendo in atto tutte le strategie per tenere isolate le notizie che vengono dal Darfur...
Ciao Fiorenzo


"....Spero che abbiate ricevuto la mia ultima mael .... Ora siamo completamente tagliati fuori dal mondo perchè ogni cosa è bloccata sia telefono che mael anche qui internamente prima cera il celulare e ora neanche quello funziona. Mi sembra di soffocare qui non avendo uno sfogo e di essere completamente tagliati fuori da ogni cosa che anche il respiro si fa pesante. Forse mi chiederete come faccio dire cosi che ora vi mando fra giorni queste righe e mi spiego subito: La nostra amica ha il flasc che colega con il satellite diretamente senza linee e me lo impresta quei pochi minuti che ho di bisogno per mandarvelo sperando che l altro sia arrivato che oggi non lo visto invece ho ricevuto quello .... speriamosi risolva questo brutto momento di asfisia di notizie...

La situazione è ancora molto dolorosa e non si sa cosa succede domani senza nessuna notizia interna.

Tanti cordiali saluti e auguri di ogni bene vostro.

Daniel"

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mercoledì, marzo 04, 2009

Insieme ai rifugiati al Colosseo


Nel giorno in cui il Tribunale Penale Internazionale annuncia di aver autorizzato il mandato di arresto contro il presidente del Sudan Omar al Bashir non si può festeggiare, ma si deve ricordare. Ed è per questo che abbiamo affiancato la comunità darfuriana nel Memorial Day per il Darfur.
E’ quanto abbiamo ribadito in questa giornata così importante per il Darfur
intervenendo alla cerimonia in ricordo delle vittime del conflitto che si è svolta davanti al Colosseo.
Un centinaio di rifugiati e altrettanti italiani hanno partecipato all’iniziativa (foto di Giulia Zandino). All’annuncio della decisione della Corte si è levato alto un coro di acclamazione per il procuratore Ocampo.
“Questo è un giorno importante per la giustizia internazionale – ha sottolineato Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur – ma soprattutto per il Darfur. In cinque anni di guerra brutale e sanguinaria sono stati perpetrati crimini feroci. I rifugiati del Darfur in Italia, che supportiamo nell’azione di oggi come sempre. hanno ricordato che questo conflitto è costato alla loro patria migliaia di vittime e milioni di sfollati che hanno visto le loro case distrutte e intere comunità disperse. Tutto ciò non può rimanere impunito. E oggi la speranza che possa essere così è più forte”.
“Un giorno speriamo che la pace torni nel nostro Paese – ha affermato Suliman Hamed prima di leggere l’elenco delle vittime del Darfur - Sappiamo oggi che quella pace è più vicina, perché vediamo che non c’è impunità per i crimini commessi in Darfur e che tutti quelli che hanno sofferto, che hanno perso le madri, i padri e i figli, non sono stati dimenticati. Le loro perdite terribili sono state riconosciute e saranno trattate con dignità. E’ per questo che ci siamo riuniti qui oggi per non dimenticare le vittime di questa guerra, perché non importa ciò che la decisione del Tribunale determinerà per il futuro. Questo giorno rimarrà importante per tutti noi che abbiamo perso familiari e amici, che oggi ricordiamo con il cuore pieno di tristezza leggendo i nomi di alcuni di loro, certi che presto sarà fatta giustizia”.



Crimini contro l'umanità in Darfur,
mandato di arresto per Al Bashir


Cade l'accusa di genocidio. Paura per le rappresaglie verso i funzionari Onu

Corriere della Sera -

DAL NOSTRO INVIATO

NAIROBI - I giudici della camera preliminare uno della Corte Penale Internazionale hanno autorizzato l’arresto del presidente del Sudan Omar Al Bashir per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. I giudici hanno lasciato cadere l’accusa di genocidio. Si teme ora che le autorità sudanesi mettano in atto rappresaglie verso i funzionari dell’Onu che lavorano nel Paese, 32 mila persone tra staff internazionale nazionale. La cifra comprende però 25 mila caschi blu, dislocati in Darfur ma soprattutto in Sud Sudan. Gli italiani sono 500, di cui 300 a Khartoum.


Il presidente del Sudan Omar Al Bashir
LA RICHIESTA - Il procuratore Louis Moreno-Ocampo nel luglio scorso nella sua richiesta di incriminazione per 10 capitoli diversi (cinque per crimini contro l’umanità, tre per genocidio, due per crimini di guerra) del presidente Omal Al Bashir era stato preciso parlando di precise responsabilità nel deliberato massacro dei civili delle tribù fur, masalit e zagawa che abitano il Darfur. «Il suo alibi – aveva scritto Moreno-Ocampo nella sua durissima e circostanziata richiesta di arresto - è combattere la ribellione, il suo intento è il genocidio. Non mi prendo il lusso si supporre: ho prove precise». Secondo le accuse, «il presidente sudanese controlla tutto l’apparato dello Stato e usa questa sua influenza per coprire la verità e proteggere i suoi subordinati e la loro smania di genocidio». Si calcola che in Darfur siano state ammazzate 300 mila persone e che due milioni siano stati costretti a scappare dalle loro case. Bashir già mesi fa si è rifiutato di consegnare due sospetti di genocidio: il ministro per gli affari umanitari, Ahmad Harun, e uno dei capi delle feroci milizie filogovernative, i janjaweed, Ali Khashayb.

IL PRECEDENTE - E’ la prima volta che un presidente in carica viene incriminato. E l’incriminazione è stata sostenuta da uno dei leader storici del continente, l’arcivescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu che martedì in un editoriale sul New York Times ha dichiarato con forza: «Poiché le vittime sono africane, i leader africani devono sostenere con determinazione la richiesta di vedere i responsabili perseguiti». Per altro con un gesti di sfida martedì il presidente sudanese è apparso in televisione mentre danzava e scherzava con i suoi sostenitori durante una manifestazione a suo sostegno nel nord del Paese, la zona da cui lui proviene. L’emittente ha fatto vedere il momento in cui i dimostranti bruciavano una grossa fotografia di Moreno-Ocampo: «Decideranno domani (oggi ndr) – ha poi detto ai microfoni Al Bashir -. Ebbene noi gli diciamo di immergersi nell’acqua e di berla tutta», una frase idiomatica araba che si usa per mostrare il massimo disprezzo. In questi mesi il governo sudanese ha reagito con spregio alla richiesta di Moreno-Ocampo di procedere verso Al Bashir: «Il procuratore è un criminale – aveva sentenziato senza mezzi termini Abdalmahmood Mohamad, ambasciatore all’Onu, subito dopo la richiesta di rendere esecutivo il mandato di arresto -. La motivazioni sono politiche e poi non riconosciamo quel tribunale». In attesa della decisione odierna dei giudici, il 21 febbraio scorso, Salah Gosh, capo dei servizi di sicurezza e di intelligence del Sudan, aveva lanciato una minaccia: «Ci consideravano estremisti islamici, poi siamo diventati moderati e civilizzati credendo nella pace e nella vita per ciascuno. Potremmo tornare al passato estremismo, se fosse necessario. Non esiste nulla di più facile». Gosh aveva accusato la Cpi di essere manovrata da “lobby sioniste” e ha ricordato che il Sudan considera un crimine aiutare la Corte Penale Internazionale: «Tutti coloro che collaboreranno con essa saranno arrestati per essere processati».

LA SODDISFAZIONE - Esam Elhag, portavoce del gruppo ribelle SLA (Sudan Liberation Army) al telefono con il Corriere è soddisfatto: «E’ il primo passo verso la giustizia che stiamo aspettando dal 2003 quando è cominciata la pulizia etnica. Quel giorno lo stesso Bashir ha ammesso: «Non voglio né prigionieri né feriti’. Il genocidio è cominciato
Mainfesti di Al Bashir a Khartoum
quel giorno. Quello di Ocampo è il primo passo verso la giustizia. Un atto che può lenire i sentimenti di vendetta che nutre la gente del Darfur». Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, organizzazione che ha promosso e sostenuto vari progetti nella disgraziata regione del Sudan Occidentale, ha scritto un libro, “Volti e colori del Darfur”, Edizioni Gorée, dove sono raccolte terribili testimonianze sulle violenze contro i civili. Eccone una presa dal volume che sarà presentato in aprile proprio in occasione della Giornata Mondiale per il Darfur. E’ la storia di Miryam, scappata nel campo rifugiati di Al Salam. La donna che non ha neanche una tenda per proteggere se stessa e il suo bimbo di pochi mesi, non conosce le ragioni della guerra tra i movimenti ribelli del Darfur e il governo di Khartoum, ma ricorda com’erano quelli che hanno distrutto il suo villaggio e l’hanno violentata. «Gente armata, arabi. Mi hanno buttata a terra, strappato i vestiti e mi hanno stuprata a turno. Sono svenuta». Non ricorda altro, ma di una cosa è certa: «Noi del Darfur li riconosciamo subito i predoni che vengono dal Nord. Sono cattivi e a noi donne fanno cose orribili, peggio di ogni cosa...”».

LA TESTIMONIANZA - Poi parla del marito. «E' scomparso tre mesi fa - racconta – due settimane prima che partorissi. Non mi ha più voluta. Non so se è stato ucciso, non m’importa. Ora sono sola con il mio bambino e ho paura. Ma voglio che la gente sappia, voglio che chi è nel vostro e in altri paesi potenti non permettano che succedano ad altre ragazze quello che è successo a me». La decisione della Corte, comunque, non sembra potrà avere un effetto pratico. Appare assai improbabile che il presidente sudanese, che ha preso il potere con un colpo di stato il 30 giugno 1989, venga tradotto in carcere all’Aia. A meno che la pressione internazionale non provochi un cataclisma nello stesso Sudan e un cambio di regime a Khartoum.

Massimo A. Alberizzi

La Corte Penale Internazionale ha accusato il presidente Bashir

Il Presidente del Sudan Omar al-Bashir è stato formalmente accusato dalla Corte Penale Internazionale (CPI) di crimini di guerra e crimini contro l'umanità in Darfur, ma non di genocidio, così come invece richiesto nel luglio scorso dal Procuratore Luis Moreno-Ocampo. La portavoce della CPI, laurence Blairon, ha detto che la Corte trasmetterà quanto prima al governo del Sudan la richiesta di arresto.
Fonte: Sudan Tribune

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martedì, marzo 03, 2009

Giorno 4 ore 10.30 al Colosseo manifestazione dei rifugiati del Darfur in Italia per ricordare le vittime del conflitto in Darfur.

Portate un fiore o una candela.

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domenica, marzo 01, 2009

Gheddafi: Israele il vero responsabile della guerra in Darfur

No comment:

"He [Muammar Gaddafi, AU Chairman, ndr] demanded that any international legal proceedings against Omar al-Beshir be halted immediately, charging that it was Israel and not the Sudanese president who was to blame for the Darfur conflict".
Tripoli Post

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Presto un ospedale militare norvegese in Chad

La Norvegia sostituirà gli italiani, presumibilmente a giugno di quest'anno, nella gestione di un ospedale da campo lungo il confine con il Darfur, in Ciad, con un mandato di un anno.
La decisione del governo norvegese è stata presa a dicembre in seguito alla richiesta delle Nazioni Unite, che in seno al Consiglio di Sicurezza ha approvato il dispiegamento di 5500 soldati in sostituzione del contingente EUFOR in Ciad e Repubblica Centroafricana.

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