Il blog di Italians for Darfur

lunedì, dicembre 28, 2009

Il Nord Darfur è a rischio carestia

Non piove da troppo tempo in tutto il Nord Darfur. In Sudan la produzione di cereali e segale è tra le prime al mondo ma le periferie dimenticate da Khartoum soffrono la fame quotidianamente per conflitti e clima ostile.
Il Consiglio del Nord Darfur, nel giorno in cui nel resto del mondo finanche nel Sud Sudan si celebrava il Natale, ha lanciato l'allarme carestia per i prossimi mesi e ha chiesto al governo sudanese di intervenire con urgenza.

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giovedì, dicembre 24, 2009

Auguri: che il Natale sia sereno e il nuovo anno porti qualche speranza in più e diritti umani più forti!

Augurando a tutti voi buone feste, colgo l'occasione per ringraziarvi del vostro sostegno alla nostra associazione.
L'ultima nostra battaglia, la petizione per la cancellazione della pena di morte per sei bambini del Darfur, ha raccolto in sole due settimane quasi ottomila firme.
Più siamo, più la nostra voce è forte... dovranno ascoltarci. Questa, almeno, è la nostra speranza!
Infiniti e sentiti auguri.


Antonella Napoli,
presidente di Italians for Darfur Onlus

martedì, dicembre 22, 2009

Nuovo provvedimento governativo nega la libertà di espressione e manifestazione alle opposizioni.

No categorico del governo sudanese a ogni forma di manifestazione di piazza: è quanto hanno annunciato il portavoce del presidente Omar Hassan al Bashir e l'ex capo dei servizi segreti sudanesi (NISS) la scorsa settimana.
Le precarie condizioni di sicurezza in cui versa il Paese sarebbero incompatibili con manifestazioni e cortei pubblici.

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lunedì, dicembre 21, 2009

Una poesia per i bambini soldato

*** Riceviamo, pubblichiamo e sentitamente ringraziamo ***


AK-47 (*)

di Federico Lama

Afferrato nella notte
sbattuto di corsa
su impervi sentieri di buia foresta
zuppo di pioggia battente
in faccia le unghie dei rami
la carne straziata
e il ferro feroce di un grosso fucile
monito orrendo
mi pungola il dorso
e l’acqua mi entra nel collo
mi cola sul viso
e le mani bagnate sorreggono a stento
questo grosso fucile
che pesa piombo
uguale a quello confitto nel dorso.
Avanti! avanti!
corri, non ti fermare
acqua nelle scabre scarpe
dure lame di cuoio
feriscono a sangue i miei piccoli piedi
ansimo
aria! il cuore mi scoppia
non riesco a tenere la corsa degli uomini adulti
con queste mie giovani gambe
che solo conoscono
i giochi di strada.
Cado, ho paura
lacrime e pioggia
una mano violenta mi azzanna i capelli
mi rialza impietosa.
La canna del grosso fucile
mi incalza la schiena
avanti! avanti!
Il fucile che imbraccio è piombo e terrore.
Fermi!
Silenzio.
Ecco il nemico.
Un’ombra più scura
non si è accorto di nulla
è vicino, quasi posso toccarlo
ora sento soltanto la pioggia e il mio cuore
e una voce che sussurra la morte.
“Spara!”
e mi indica cauto il bersaglio.
E’ per questo che siamo venuti.
Uomo sarai questa notte
togliendo la vita ad un uomo.

A fatica
sollevo tremando
la mia anima
e il gelido mostro di piombo e d’acciaio
a fatica
la mia piccola mano
impugna tremando
il mio atroce destino.
No!
Voglio tornare al dolce sorriso
della mia mamma,
alle grida gioiose delle mie sorelline,
ai giochi
nei meriggi assolati,
a scuola!
“Spara!”
e questa volta il sussurro è rabbioso.
“Sai chi teniamo”
La mia mano ha un sussulto.
Un boato
un fragore di tuono.
Il piombo e il terrore rimbalzano
nelle mie mani
chiudo gli occhi
e quando li apro
vedo
nel fumo
cadere
e morire
il nemico.
Ed io muoio con lui.



(*) Avtomat Kalashnikova obrazca goda; anno di costruzione: 1947
Peso carico: oltre 5 Kg
Lunghezza: 87 cm
Altezza di un bimbo di 12 anni: 145 cm circa

giovedì, dicembre 17, 2009

Finalmente dai media uno spazio decoroso...

Corriere della Sera - 17 dicembre 2009

RACCOLTA DI FIRME DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANS FOR DARFUR

Stragi in Darfur: condanna
a morte per 6 bimbi-soldato

Arrestati con 150 ribelli. Il governo prima assicura che non li giustizierà, poi dice che alcuni sono maggiorenni


Hanno tra gli 11 e i 17 anni. Sei ra­gazzini sudanesi di etnia fur, strappa­ti a forza alla famiglia e costretti ad arruolarsi. Qualcuno finito nelle file dei ribelli del Darfur perché non sa­peva dove andare dopo che casa e ge­nitori se li era portati via la guerra. Ora, rinchiusi in cella, rischiano di essere giustiziati: arrestati dalle mili­zie governative insieme ad altri 150 guerriglieri dello Jem (il Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza), so­no stati condannati a morte per aver partecipato lo scorso anno a un attac­co contro Omdurman, città gemella della capitale sudanese sull’altra riva del Nilo. Bambini violati due volte: prima obbligati a imbracciare il fuci­le e diventare strumenti di morte, poi costretti ad aspettarla, la morte, malgrado la tenera età.


Un bambino soldato in Sudan (foto Unicef)
Li ha incontrati il mese scorso Ra­dhika Coomaraswamy, Rappresen­tante speciale del Segretario Genera­le dell’Onu per i bambini nei conflit­ti armati, dopo la denuncia di diver­se organizzazioni per i diritti umani. Subito il governo di Khartoum si è precipitato a rassicurare la comunità internazionale e a far rientrare l’allar­me: «Non ci saranno esecuzioni di minorenni», in linea con quanto pre­scrive la legge sudanese, ha garanti­to il ministro della Giustizia alla stes­sa Coomaraswamy. Il verdetto è stato emesso da un tribunale speciale, presieduto da Hafez Ahmed Abdallah, che aveva già condannato a pene capitali un centinaio di espo­nenti del Jem ritenuti re­sponsabili dell’attacco del 10 maggio 2008. La senten­za per diventare esecutiva deve essere confermata dal­la massima autorità giudi­ziaria sudanese e controfir­mata dal presidente, il «ri­cercato » Omar al Bashir, rag­giunto da un mandato di cattu­ra internazionale proprio per i massacri del Darfur.

Le rassicurazioni del governo han­no sortito un certo effetto se anche un’organizzazione come l’Unicef, per bocca di Amber Henshaw, da Khar­toum, fa sapere al Corriere : «Stiamo lavorando perché il governo manten­ga le sue promesse su questi giova­ni». A stare meno tranquilla invece è la nostra Italians for Darfur, associa­zione italiana che si batte per i diritti umani in Sudan, promotrice nel 2006 del primo Global Day for Dar­fur : «Le notizie su questa vicenda so­no confuse, il governo sudanese ha cambiato più volte la sua versione — spiega la presidente Antonella Na­poli, autrice del libro-denuncia Volti e colori del Darfur —. In un primo momento aveva detto che i sei mino­ri non dovevano essere riconosciuti come tali perché avevano agito da adulti partecipando a un’azione di guerra, imbracciando e usando ar­mi. Successivamente invece ha di­chiarato che non lo erano anagraficamente». Almeno quattro dei sei giovani, dice ora Khartoum, hanno già compiuto 18 anni. E sarebbe­ro quindi giustiziabili.

A rendere poco chiara la situa­zione è anche la posizione del Jem che, accusato di reclutare minorenni tra le sue fila, nega che i bambini con­dannati siano suoi miliziani. «È ov­vio che se difendessero, anche in ma­niera informale, i sei ragazzini am­metterebbe di reclutare minori» pro­segue Napoli. Dal canto suo Khar­toum con questo processo ai ribelli vuole screditare proprio il Jem dimo­strando che usa dei bambini per combattere. In questo groviglio di in­teressi contrapposti, a farne le spese sono soprattutto i più piccoli: le sti­me sui bambini soldato in Darfur oscillano dai 1.500 (Unicef) ai 6 mila (Global Report della «Coalition to Stop the Use of Child Soldiers»). Per questo nella sua petizione online (2.700 le firme fino a ieri sera), Ita­lians for Darfurchiede sì al governo sudanese di sospendere la sentenza ma anche di approfondire le respon­sabilità del coinvolgimento di questi bambini in azioni di guerra. Durante la sua recente ricognizione in Sudan, la Rappresentante speciale dell’Onu Coomaraswamy ha dichiarato che nella lista di chi ha usato bambini soldato dal settembre 2008 al settem­bre 2009 ci sono oltre ai ribelli dello Jem e dello Spla, anche i janjaweed e le altre milizie sostenute dal gover­no.

Alessandra Muglia

mercoledì, dicembre 16, 2009

ITALIANS FOR DARFUR, SUDAN SOSPENDA ESECUZIONE 6 BAMBINI
Raccolte 2500 firme. Domani concerto di beneficenza al Teatro Albertino a Roma

(ANSA) - ROMA, 15 DIC - Un appello per chiedere la
sospensione definitiva delle condanna a morte di sei bambini di
etnia Fur accusati di far parte del Justice and Equality
Movement, uno dei movimenti ribelli piu' importanti del Darfur,
e' stato lanciato dalla ong Italians for Darfur.
Come appreso dal Sudan Tribune lo scorso novembre - si legge
in una nota - la sentenza non e' ancora esecutiva, per questo
chiediamo che essa venga ufficialmente cancellata. Anche
Articolo 21 e altre associazioni hanno raccolto e rilanciato
l'iniziativa promossa da Italians for Darfur che continua a
denunciare la violazione dei diritti umani in Sudan.
I sei minori, di eta' compresa tra gli 11 e i 16 anni, sono
accusati con altri 150 guerriglieri di aver partecipato
all'attacco del 2008 nella capitale sudanese che causo' oltre
300 vittime.
Il tribunale di Khartoum ha emesso finora oltre 100 condanne
a morte, molte delle quali gia' eseguite. Con questo appello -
si legge ancora nella nota - chiediamo al governo sudanese di
sospendere la sentenza ma anche di approfondire le
responsabilita' del coinvolgimento di questi bambini in azioni
di guerra. Va accertato se il Jem, come purtroppo al momento
possiamo solo supporre, abbia impiegato bambini soldato
nell'attacco a Khartoum e se continui ad arruolare minorenni
sottraendoli con la forza alle loro famiglie, negandogli cosi'
di vivere l'infanzia e l'adolescenza che sono ad essi
dovute.
La petizione di Italians for Darfur ha gia' raccolto 2500 firme,
mentre domani sera si terra' un concerto di beneficenza al
Teatro Albertino a Roma per sostenere la campagna
dell'associazione al quale hanno aderito Luigi
Montagna, Pino Tossici, Claudio Crescentini, Echos, The
Bulldogs.(ANSA).

AMB
15-DIC-09 18:08 NNNN

lunedì, dicembre 14, 2009

Iniziativa a Milano

Corriere della Sera
MOSTRA FOTOGRAFICA E PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ANTONELLA NAPOLI

Anniversario della Dichiarazione dei diritti umani, obiettivo sul genocidio in corso nell'area


MILANO - Nella giornata dedicata alla Dichiarazione dei diritti umani la Società Umanitaria ha
organizzato la presentazione del libro «Volti e colori del Darfur» di Antonella Napoli, giornalista e presidente di «Italians for Darfur». Nell'occasione si animerà un dibattito sui diritti umani con Andrea Riscassi, giornalista Rai e portavoce dell'associazione ANNAVIVA (dedicata alla memoria di Anna Politkovskaja) e Liliana Cereda, responsabile coordinamento Africa Orientale di Amnesty International Italia.
Quella del Darfur – regione al confine tra Ciad e Sudan, dilaniata da un conflitto iniziato nel 2003 - è una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi decenni. Esemplare la scelta di questa tragedia, in una giornata simbolo, per richiamare l'attenzione sulla carta approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni unite il 10 dicembre 1948, con la quale gli stati firmatari si impegnano a tutelare i principali diritti fondamentali dei cittadini. «Il genocidio in Darfur è ancora in corso e deve essere fermato» ha dichiarato il procuratore Ocampo del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja che ha emesso il mandato di arresto per il presidente del Sudan Omar Assan Al Bashir. Le stime Onu parlano di un numero di vittime compreso tra le 200 e le 400mila e di oltre 2 milioni di sfollati. Tutto questo è avvenuto e continua ad avvenire nella quasi indifferenza dei media e di una parte consistente della comunità internazionale.
«Italians for Darfur», associazione italiana impegnata nella lotta per i diritti umani in Darfur, è nata per mobilitare l’opinione pubblica e per garantire una migliore conosenza del problema. «Volti e colori del Darfur» è un reportage fotografico con testimonianze raccolte ad Al Fasher, nel nord della regione del Sudan che ospita la maggior parte dei campi profughi.
Con la vendita di questo libro 'Italians for Darfur' sostiene il progetto dell'ospedale pediatrico di Emergency a Nyala, Sud Darfur.

10 dicembre 2009

giovedì, dicembre 10, 2009

Arrestati il Segretario Generale dello SPLM e altri esponenti delle opposizioni durante una manifestazione per elezioni democratiche

Pagan Amum, Segretario Generale del Sudan People Liberation Movement, il movimento per l'autonomia del Sud Sudan, e numerosi altri esponenti dell'opposizione, sono stati arrestati lunedì scorso a Omdurman, nel corso di una manifestazione indetta per richiedere l'implementazione del CPA firmato nel lontano Gennaio 2005 e nuove leggi di transizione alla democrazia, come premessa irrinunciabile alle elezioni del prossimo aprile in tutto il Paese.
Scontri e manifestazioni in favore del leader dello SPLM e della libertà di espressione si registrano in molte delle principali città del Sud Sudan.
Minni Minnawi e Abdel Wahid al Nour non escludono possibile alleanza politica con lo SPLM per le prossime elezioni.

(Foto: Sudan Tribune)

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domenica, dicembre 06, 2009

Appello per sospendere la condanna a morte di sei bambini


Un appello per chiedere la sospensione definitiva delle condanna a morte di sei bambini di etnia Fur accusati di far parte del Justice and Equality Movement, uno dei movimenti ribelli più importanti del Darfur. Come appreso dal Sudan Tribune lo scorso novembre, la sentenza non è ancora esecutiva, per questo chiediamo che essa venga ufficialmente cancellata.
Anche Articolo 21 e altre associazioni hanno raccolto e rilanciato l’iniziativa promossa da ‘Italians for Darfur’ che continua a denunciare la violazione dei diritti umani in Sudan.
I sei minori, di età compresa tra gli 11 e i 16 anni, sono accusati con altri 150 guerriglieri di aver partecipato all’attacco del 2008 nella capitale sudanese che causò oltre 300 vittime.
Il tribunale di Khartoum ha emesso finora oltre 100 condanne a morte, molte delle quali già eseguite.
Con questo appello chiediamo al Governo sudanese di sospendere la sentenza ma anche di approfondire le responsabilità del coinvolgimento di questi bambini in azioni di guerra.
Va accertato se il Jem, come purtroppo al momento possiamo solo supporre, abbia impiegato bambini soldato nell’attacco a Khartoum e se continui ad arruolare minorenni sottraendoli con la forza alle loro famiglie, negandogli così di vivere l’infanzia e l’adolescenza che gli sono dovute.


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sabato, dicembre 05, 2009

Se questa è una 'guerra finita'...

DARFUR: UCCISI CINQUE PEACEKEEPER DI UNAMID IN MENO DI 24 ORE

Tre peacekeeper ruandesi della missione Unamid congiunta Onu-Ua sono stati uccisi in Darfur, nel Sudan occidentale il 4 dicembre. Altri due caschi blu, sempre di origine africana, sono stati trucidati in un altro agguato a nemmeno 24 ore di distanza. Lo ha reso noto il portavoce della forza di pace, Kemal Saiki, aggiungendo che finora sono 22 le vittime della missione Onu in Darfur dal gennaio del 2008. La martoriata regione occidentale sudanese é teatro dal 2003 di un sanguinoso conflitto che finora ha causato 300.000 morti e oltre 2,7 milioni di sfollati..

venerdì, dicembre 04, 2009

Un impegno rispettato e una nuova speranza

Approvato in Senato un ordine del giorno per sostenere la missione in Darfur
mentre cambia il comando di Unamid. Dal 1° gennaio arriva Gambari


Dopo la soddisfazione per l'approvazione al Senato dell'ordine del giorno promosso dalla nostra associazione e portato in aula dal senatore Pietro Marcenaro, che impegna il Governo a supportare la missione di pace in Darfur, accogliamo con ottimismo la notizia della nomina di Ibrahim Gambari a comandante della forza congiunta Onu-Unione africana che prenderà il posto, dal primo gennaio 2010, del dimissionario Rodolphe Adada.
L'ex inviato speciale in Myanmar si appresta ad affrontare un incarico per nulla semplice, soprattutto a fronte delle nuove tensioni e dei sempre più frequenti scontri nell’area, affatto pacificata come sostenuto dal comandante uscente di Unamid.
La speranza é che Gambari sia in grado di ridare slancio ed efficacia all'azione del contingente che finora non è stato posto nelle condizioni di svolgere appieno il proprio mandato, sia per carenze strutturali sia per l'ostruzionismo messo in atto dal Governo sudanese come denunciato recentemente dal segretario generale dell'Onu Ban ki Moon.
Augurandoci che Gambari riesca a fare meglio di Adada, secondo il quale la guerra in Darfur era finita e per questo aveva catalizzato su di sé non poche critiche degli osservatori e degli operatori umanitari nella regione e di gran parte della Comunità internazionale, continueremo a denunciare le violazioni dei diritti umani in Sudan e il mancato rispetto degli impegni assunti dal nostro e da altri governi nei confronti del Darfur.

Antonella Napoli

Presidente di Italians for Darfur

***

Di seguito il testo integrale dell’ordine del giorno approvato il 2 dicembre 2009:


G102 (testo 2)

MARCENARO, SCANU

Non posto in votazione perché accolto dal Governo.


Il Senato, premesso che:

dal febbraio 2003 nella regione del Darfur, nel nord-ovest del Sudan,
gruppi ribelli nati in difesa degli interessi delle comunità locali e milizie
arabe si scontrano per il controllo del territorio;

le milizie «Janjaweed», spesso sostenute da bombardamenti aerei
con il coinvolgimento di mezzi militari sudanesi, hanno
terrorizzato la popolazione del Darfur devastandone i
villaggi e seminando morte;

la crisi umanitaria che ne è scaturita è tra le più vaste in
corso nel mondo e stime ONU parlano di un numero di vittime
compreso tra le 200 e le 300 mila e di oltre 2 milioni e 800mila sfollati;

nel luglio del 2007 è stata approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite la risoluzione n. 1769 sulla situazione nella regione del Darfur,
con la quale si disponeva l'invio di una forza di peacekeeping UNAMID (United
Nations/African Union Mission in Darfur), pari a 26.000 caschi blu, con il compito
principale di proteggere la popolazione locale;

ad oggi l'UNAMID è dispiegata solo al 75% e non è adeguatamente
attrezzata, in particolare, mancano 18 elicotteri di
medio carico per il trasporto rapido dei caschi blu, senza i quali la forza
internazionale di pace potrebbe risultare inefficace perché non in
grado di proteggere i civili e gli stessi peacekeeper in un'area vasta quattro
volte l'Italia;

l'Italia aveva previsto e stanziato 6 milioni di euro per
inviare due velivoli e personale militare a supporto della
fase finale del dispiegamento della missione;

impegna il Governo a dare seguito all'impegno assunto di fornire
trasporto aereo strategico alla missione UNAMID.