Il blog di Italians for Darfur

domenica, marzo 21, 2010

L'economia sudanese continua a crescere, mentre in Sud Sudan si temono incursioni del Lord's Resistence Army

Un centro che cresce, tante periferie che muoiono nell'emarginazione di uno Stato che non le riconosce: è quanto abbiamo scritto più volte sul Sudan.
In questi giorni, mentre nel Sud Sudan si temono aggressioni e incursioni da parte del Lord's Resistence Army di Joseph Kony, che secondo l'intelligence centrafricana si nasconderebbe proprio nella regione sudanese e in Darfur, in vista delle elezioni di aprile, il governo sudanese ha annunciato di aver firmato un contratto di dieci miliardi di dollari con la francese Solar Euromed per l'installazione di pannelli solari in tutto il Paese e di aver segnato un nuovo record nella produzione di gomma arabica, 49.000 tonnelate per un valore di oltre 75 milioni di dollari. Il Sudan è il primo produttore al mondo di gomma arabica, con quasi l'80% della produzione dei Paesi arabi ed africani, e viene raccolta proprio nelle periferie del Paese, Kordofan e Darfur. Un quarto della produzione viene acquistata dagli Stati Uniti.
M.A.

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lunedì, marzo 15, 2010

Dalla blogosfera, testimonianza da Khartoum: "The ones who care about the elections are the people in Omdurman"

Drima, il blogger sudanese che abbiamo intervistato nel 2007, è rientrato da un viaggio a Khartoum, dopo ben 5 anni. Nel suo blog racconta le sue impressioni, di seguito la sua testimonianza sul clima elettorale che si respira nella capitale.

[...]Visto che le elezioni sono alle porte, mi aspettavo di avvertire l'eccitamento prelettorale in città. Manifesti elettorali ovunque, preparativi, dibattiti su queesto storico evento, qualcosa insomma, ma presto ho scoperto di essere giunto in città con aspettative troppo alte.

“Qui, in questa parte di Khartoum, difficilmente se ne interessa qualcuno. La gente vuole solo mangiare, vestire bene, parlare per ore al proprio cellullare, guidare belle autovetture, e vivere in case confortevoli" mi ha spiegato lo zio il giorno dopo. " Gli unici a cui interessano le elezioni sono quelli che vivono ad Omdurman. Ti accorgesresti dell'attivismo da quelle parti!" ha continuato. [...]

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venerdì, marzo 12, 2010

DARFUR, A RISCHIO FIRMA ACCORDO DI PACE

ITALIANS FOR DARFUR, PREOCCUPA RICHIESTA JEM DI RINVIO VOTO

(ANSA) - ROMA, 12 MAR - 'La firma dell'accordo di pace tra il Movimento Giustizia e Uguaglianza e il governo sudanese, prevista per il prossimo 15 marzo, è a rischio. Lo afferma in una nota 'Italians for Darfur', associazione promotrice della campagna umanitaria per il Sudan.
"Le notizie che arrivano da Khartoum sono molto preoccupanti - dichiara Antonella Napoli, presidente dell'associazione - il nuovo appello del Jem, che continua a chiedere il rinvio delle elezioni e la sospensione degli attacchi contro i civili nell'area di Jebel Marra, suona più come un ultimatum che rimette in discussione i presupposti del 'cessate il fuoco' concordato il mese scorso con Khartoum. I nuovi colloqui tra le due parti, che dovrebbero sottoscrivere nei prossimi giorni l'accordo vero e proprio, non sono neanche iniziati. Anzi. Ahmed Hussein Adam, portavoce del Movimento, poco più di 24 ore fa, ha annunciato che "nessun accordo di pace si può concludere se il processo elettorale non si ferma fino all'attuazione di una serie di misure che dovrebbero essere incluse nel testo da sottoscrivere il 15 marzo".
"Secondo il gruppo ribelle - prosegue Napoli - le elezioni vanno rinviate per consentire il rientro degli sfollati nei propri villaggi affinché si possa realizzare un nuovo censimento della popolazione e una registrazione corretta degli aventi diritto al voto. Il Jem, inoltre, chiede che 'venga modificata la legislazione vigente nel Paese che limita le libertà pubbliche'. Ahmed ha definito i recenti attacchi dell'esercito sudanese in Darfur 'un comportamento opportunistico che dimostra, ancora una volta, che non ci si può fidare di Khartoum, interlocutore poco credibile' e ha aggiunto che il Jem sta valutando la situazione e che le violazioni del 'cessate il fuoco' possono spingerli a prendere una decisione radicale".
"Se questi sono i presupposti - conclude il presidente di Italians for Darfur - il nostro timore che questo fragile e troppo entusiasticamente celebrato 'accordo di pace' possa saltare, appare purtroppo sempre più fondato".
Roma, 12 aprile 2009

giovedì, marzo 11, 2010

La guerra in Darfur

Scontri, sequestri, morti. E lo chiamano cessate il fuoco

Gli echi di scontri, di rapimenti e di nuove vittime in Darfur dimostrano ancora una volta l'inefficacia di accordi di pace sommari, che non coinvolgano tutte le parti in conflitto. Avevamo accolto con ottimismo la notizia del 'cessate il fuoco' raggiunto con il Justice and Equality movement, annunciato con entusiasmo dal presidente sudanese Omar Hassan al Bashir, ma non abbiamo nascosto lo scetticismo che questo atto potesse portare alla conclusione della guerra nella regione.Abbiamo da subito denunciato gli attacchi dell'esercito regolare di Khartoum - il giorno dopo la firma del pre-accordo di Doha - nell'area di Jebel Marra, sotto il controllo dei ribelli del Sudan liberation army. Nei giorni successivi, l'Onu stessa aveva dichiarato che i combattimenti tra militari e guerriglieri potevano aver causato centinaia di morti. Nelle ultime ore, l'agguato a una pattuglia dell'Unamid - la missione ibrida che dovrebbe garantire protezione e sicurezza alla popolazione - ha confermato che l'azione militare, portata avanti da entrambe le parti, continua senza tregua. A tendere l'imboscata ai 'caschi blu' sarebbe stato un gruppo di ribelli proprio nella zona di Jabel Marra.Due militari che facevano parte del contingente di pace internazionale sono scomparsi.'"Forse - ha dichiarato un portavoce dello Sla che ha poi annunciato la liberazione dei peacekepers - hanno cercato di fuggire nel corso dell'agguato. Noi non sappiamo nulla del loro destino". Il timore è che siano finiti nelle mani di sequestratori senza scrupoli interessati a un eventuale riscatto.E' chiaro, quindi, che la situazione nell'area sia totalmente fuori controllo.Non è un caso che gli Stati Uniti, molto cauti negli ultimi mesi nell'esprimersi in merito al conflitto nella martoriata regione del Sudan, si siano detti "estremamente preoccupati" riguardo alle notizie degli ultimi scontri. Le dichiarazioni del portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, sono state molto chiare."Le forze armate del governo sudanese conducono da tempo - ha affermato Crowley - operazioni nel quadro di un'offensiva contro postazioni dell'Esercito di liberazione del Sudan di Abdelwahid Nour. In base alle informazioni disponibili questi combattimenti hanno provocato importanti perdite civili, spostamenti di popolazione e sgomberi di organizzazioni umanitarie".Gli Usa non hanno esitato a sollecitare sia il governo sudanese e sia lo Sla-Aw ad astenersi da nuove violenze per permettere alla missione congiunta Onu - Ua di accedere a Jebel Marra al fine di valutare la situazione umanitaria e ripristinare la stabilità nell'area. Ma il loro appello è rimasto inascoltato. E il bollettino di guerra si è macchiato di ulteriore sangue. Oltre duecento civili sarebbero morti a causa di questi attacchi, ma un bilancio certo è impossibile visto che le unità delle Nazioni Unite non sono riuscite ad accedere alle zone colpite.

Aré Rock Festival: musica per il Darfur dalla Puglia

Oggi 11 marzo alle ore 21, al Donky Gold Club (Piazza Marina), terza serata dell'Arè Rock Festival, concorso nazionale organizzato dall'associazione culturale Europa Giovane : per le selezioni live del concorso nazionale, che ha contato quest'anno per la quarta edizione ben 302 iscrizioni, sarà la volta di Shoe's Killin Worm (Foggia, rock), Wheelman on Bushpig (Roma, industrial stoner) e Gruppo Zed (Siano-SA, musica etnica sperimentale.

L'Arè Rock Festival sostiene Italians For Darfur, movimento per la promozione dei diritti umani in Darfur, ed Emergency: allo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica su ciò che accade nella travagliata regione sudanese, è prevista anche quest'anno una sezione speciale intitolata "Una canzone per il Darfur", per cui le band possono segnalare una loro canzone.
M.A.

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sabato, marzo 06, 2010

A distanza di un anno dal suo mandato di arresto, Bashir mette in fuga altre 7000 persone: l'UNAMID, impotente, dà i numeri.

Il comando della missione di pace in Darfur delle Nazioni Unite, UNAMID, ha fatto sapere ieri che oltre settemila sfollati fuggono dal Jebel Marra, a causa degli scontri tra i soldati sudanesi e i ribelli di Abdel Wahid.
A un anno dal mandato di arresto per il Presidente sudanese Al-Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità, e a poco più di un mese dalle prime elezioni presidenziali del Paese, che vedrà il Darfur uscire in ogni caso perdente vista l'impossibilità per milioni di cittadini di esercitare il diritto al voto, la guerra, la fame, le malattie non conoscono tregua. Via dai villaggi di Nierteti, Golo, Tour, via da Timu, Bomboge, Sara Woumly, Allu, Tire, Diberna, Deribat: 7000 persone, il cui nome e la cui storia si perdono nella lotteria melanconica dell'ufficio stampa delle Nazioni Unite.
M.A.

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lunedì, marzo 01, 2010

Già violato il cessate il fuoco promesso da Khartoum

"Khartoum government is very good in signing agreements but always very bad in its implementation" Abdel Wahid Al-Nur (SLM) al Sudan Tribune


Si continua a sparare nel Nord Darfur, nonostante le forze governative sudanesi, in base agli accordi di Doha di giovedì scorso, avevano chiesto e garantito il cessate il fuoco bilaterale. Il Justice and Equality Movement (JEM), firmatario dell'accordo che prevede la liberazione di oltre 50 detenuti, molti dei quali condannati a morte, lo ha denunciato dopo gli ultimi attacchi della SAF in Jebl Marra, la regione ancora sotto controllo del Sudan Liberation Movement di Abdel Wahid Al-Nur. Il mercato e tre scuole di Deribat, nonchè altri villaggi dell'area, sono stati dati alle fiamme.



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