Il blog di Italians for Darfur

giovedì, aprile 29, 2010

Global Day for Darfur 2010

Battiamo un colpo per la pace in Sudan
'drum circle' al Coloseo per non dimenticare

Anche quest'anno 'Italians for Darfur', che è tra i promotori della campagna Sudan365 con Amnesty International, Human Right Watch e Save Darfur Coalition, organizza una Giornata per il Darfur al Colosseo, realizzando un 'Drum Circle' che si terrà domenica, 2 maggio. largo Clivio di Acilio.
"Chiunque può partecipare a questo ‘cerchio di tamburi’ facilitato - afferma il presidente di 'Italians for Darfur', Antonella Napoli - Non è necessario essere musicisti per divertirsi con la musica e lanciare messaggi di solidarietà. Un certo numero di percussioni sarà disponibile per chiunque voglia farsi sentire, ma possono bastare anche una pentola o un coperchio e un mestolo. E tanto entusiasmo per battere insieme un colpo per la pace e per la giustizia in Sudan".
La manifestazione, ormai alla quarta edizione, nel 2010 è stata anticipata da altri eventi organizzati nell'ambito di Sudan365, (http://www.sudan365.org/), campagna promossa da una coalizione di organizzazioni e associazioni impegnate nella difesa e per la promozione dei diritti umani .
Dal Mali alla Norvegia, dal Sud Africa a Israele, dal Senegal all'Italia, gli attivisti di ‘A Beat for peace’ - sostenuti da famosi percussionisti come Stewart Copeland dei Police, Phil Selway dei Radiohead, il Mustafa Tettey Addey del Ghana, la pop star medio orientale Mohamed Munir e Tony Esposito per l'Italia, che il 28 aprile a Roma ha tenuto un concerto a sostegno della campagna - per tutto l'anno terranno alta l'attenzione sul Sudan.
"Attraverso la nostra azione - prosegue la Napoli - chiediamo ai leaders mondiali di assicurare che non si assuma il solito atteggiamento da ignavi nei confronti del regime di Bashir. E' necessario essere più vigili del solito sugli eventi in corso, soprattutto in vista del referendum che potrebbe sancire l’indipendenza del Sud da Khartoum. Da tempo denunciamo che il percorso verso questo importante appuntamento appare sempre più insidioso. Il contesto sudanese è estremamente instabile, come dimostra la recente offensiva nella regione del Jebel Marra in Darfur, costata la vita a centinaia di civili, e l'aumentata violenza interetnica nel Sud Sudan".

Sudan, elezioni all'insegna di brogli e intimidazioni

Come era ampiamente previsto Omar Hassan al Bashir è stato rieletto presidente del Sudan con il 68% delle preferenze. Ma quelle che si sono svolte nel più grande Paese africano dall’11 al 15 aprile non sono state elezioni eque e libere. Questo importante appuntamento elettorale, il primo multipartitico da ventiquattro anni, è stato pregiudicato dal ritiro di molti autorevoli candidati dell’opposizione. Al termine dello scrutinio, le operazioni di voto sono state ritenute non adeguate agli standard internazionali.Il Sudan Vote Monitor, sito web nato da una iniziativa indipendente della società civile del Paese per denunciare le irregolarità del voto, prima di essere oscurato ha diffuso dati e notizie relative a brogli, irregolarità, intimidazioni, estorsioni del voto. Numerosi anche i casi di violenza denunciati dai principali fronti di opposizione. Ad Alosharah, una anziana signora, che aveva richiesto l'assistenza di un operatore in quanto non vedente - come previsto dal regolamento - è stata picchiata e allontanata dal seggio quando si è resa conto che il suo voto, espresso a favore del Democratic Unionist Party, era stato invece assegnato al National Congress Party di Omar Hassan Al Bashir. Nel campo sfollati di Abu Shouk, nel Nord Darfur, le donne sarebbero state minacciate e costrette a votare per il National Congress Party, così come nel campo di Al Salaam. Il 14 Aprile, Najlaa Sieed Ahmed, coordinatrice degli osservatori dei seggi dell'area di Moumorman Oumbada, dopo aver denunciato alcuni casi di estorsioni del voto da parte di membri dell'NCP, è stata picchiata e accompagnata alla locale stazione di polizia. Attacchi ai seggi si sono verificati anche nel Sud Kordofan. Un gruppo chiamato Sudan Liberation Army Front è stato protagonista di numerosi episodi di intimidazione e pestaggi. Stessi problemi e violenze sono stati denunciati in Sud Sudan daI sostenitori dei principali fronti politici.In definitiva, come hanno rilevato gli osservatori della comunità internazionale e gli analisi locali indipendenti, il processo elettorale è stato corrotto da irregolarità, corruzione, violenze e severe restrizioni ai diritti civili e politici, in particolare alla libertà di informazione, della quale Italians for Darfur, da anni, ha fatto il proprio cavallo di battaglia. Tra le fonti più autorevoli dei dubbi sollevati sulla mancata regolarità delle elezioni sudanesi la Commissione dell'Unione Europea, guidata da Veronique de Keyser, e il Carter Center, entrambi presenti in Sudan in qualità osservatori. In particolare Jimmy Carter, ex presidente statunitense e fondatore dell'omonima organizzazione per la difesa dei diritti umani, ha affermato che, nonostante fosse presto per esprimere un giudizio definitivo, appariva evidente che le elezioni in Sudan si erano svolte al di sotto degli standard internazionali. Carter, inoltre. ha denunciato una gravissima violazione del diritto di voto sottolineando che molti elettori analfabeti si erano trovati davanti funzionari di seggio che, alla presenza degli stessi osservatori, avevano cercato di convincerli a votare per un candidato da loro indicato. E questa, ha confermato Carter, è una manifesta violazione delle norme elettorali. Alla condanna pronunciata dall'ex presidente degli Stati Uniti, si è aggiunta quella del capo della missione d'osservazione elettorale dell'UE la quale ha sostenuto che, nonostante si sia lavorato duramente per raggiungere gli standard internazionali non si è riusciti a garantire la regolarità del voto, aggiungendo che ci sono state significative carenze, dai banali problemi logistici a vere e proprie intimidazioni.All'indomani del voto, la tensione in Sudan è ovviamente alta. Il rischio di nuove repressioni e scontri tra fazioni opposte è sempre più pressante. E con il referendum che dovrebbe sancire l'indipendenza del Sud Sudan da Khartoum, previsto nel gennaio 2010, i conflitti nella regione meridionale del Paese, che si sono riaccesi nelle ultime settimane, potrebbero trasformarsi in una nuova e più devastante guerra fratricida che già in passato ha causato milioni di vittime.

lunedì, aprile 26, 2010

Musa Hilal, leader janjaweed, siede all'Assemblea Nazionale Sudanese

Il Presidente sudanese Omar Hassan al Bashir esce vincitore dalle elezioni nazionali in Sudan: con il 68,2% dei voti si riconferma alla guida di un Paese del cui dramma egli stesso è artefice.
Seppure corrotte da intimidazioni, brogli,estorsioni del voto, boicottaggi, le elezioni in Sudan restano comunque una prima conquista per un popolo chiamato alle urne dopo 25 anni di dittatura incondizionata, ma nella sostanza, l'assetto politico del Paese, per ora, non cambia.
Al Sud, il leader del movimento Sudan People Liberation Movement, Salva Kiir, ha ottenuto quasi un pleibiscito con il 93% dei voti.
Ma a Khartoum si conferma la tendenza segregazionista del governo, con la conferma di Musa Hilal, uno dei più importanti leader janjaweed, le milizie della morte, al parlamento nazionale, nonostante i suoi crimini siano stati riconosciuti dalla comunità internazionale.

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venerdì, aprile 23, 2010

Nuovi venti di guerra soffiano sul Darfur

TRUPPE DI KHARTOUM SI PREPARANO AD ATTACCARE
COMMISSIONE RINVIA ANNUNCIO RISULTATI VOTO

Sviluppi politici con tensioni di intensita' e durata non ancora chiare stanno caratterizzando la fase successiva alle prime elezioni multipartitiche tenutesi in Sudan dal 1986, dopo la proclamazione della vittoria del presidente uscente Omar Al Bashir, con il 90% circa dichiarato dei consensi.
Mentre ancora non ci sono dati sulle spoglio delle schede per le legislative e per gli Stati federati. Nonostante il giudizio sostanzialmente positivo di osservatori stranieri, come l'americano Jimmy Carter e il suo team, altri sostengono che le consultazioni siano state organizzate dal regime per consolidarsi e per proteggere lo stesso Bashir dal rischio di una condanna internazionale per crimini di guerra e contro l'umanita'. Sono le accuse che la Corte Penale Internazionale (Cpi) ha formulato contro di lui nel febbraio 2009 per la sanguinosa guerra civile in corso in Darfur dal febbraio 2003.
Un accordo per una gestione congiunta e senza scosse della situazione politica in Sudan fino al referendum di autodeterminazione del Sud, previsto nel 2011 in base all' accordo globale di pace (Cpa) firmato nel 2005, e' stato annunciato dal primo vicepresidente sudanese, Ali Osman Taha, dopo un suo imprevisto viaggio proprio nel Sud, a Juba, e un altrettanto inaspettato colloquio con il vicepresidente responsabile dell'area, l'ex capo ribelle Salva Kiir Mayardit.
Ma non ci sono ancora garanzie reali che questo accordo assicuri la stabilita' desiderata.
Dopo la comunicazione dell'intesa, alcune formazioni di opposizione hanno subito dichiarato di non essere d'accordo sui risultati proclamati dalla Commissione Elettorale Nazionale (Nec), chiedendo che le elezioni siano annullate e ripetute, oppure contestandone i dati. Al punto che Osman Mirghani, capo del consistente partito dei Democratici Unionisti (DdUP), ha
subito fatto dichiarazioni polemiche ed e' partito con i suoi figli per il Cairo e, come destinazione finale, l'Arabia Saudita, per il piccolo pellegrinaggio islamico (Omra). La sua protesta ha particolare significato politico perche' Mirghani e' anche capo della potente setta religiosa Khatmyyah, che ha moltissimi seguaci, sia nel centro che nell'est del Paese.
''L'unica strada per un accordo politico globale - ha sostenuto con toni molto vivaci durante una tesa conferenza stampa in aeroporto - e' quella di rifare le elezioni a tutti i livelli'', cioe' quelle presidenziali, quelle per il parlamento nazionale e per i parlamenti dei singoli stati federali, quelle delle rappresentanze femminili nei parlamenti e quelle dei governatori.
Un'altra polemica si e' sviluppata a proposito del candidato governatore dello stato del Blue Nile, dove il capo del partito degli ex ribelli sudisti, il Movimento per la Liberazione del Popolo Sudanese (Splm), Malik Agar, ha reso noto che la commissione elettorale lo ha dato vincente con 107.000 voti rispetto al candidato del partito del presidente Bashir (97.000). ''Gli stati del Blue Nile e del Kordofan con la nostra vittoria rappresentano una linea rossa non valicabile'', ha tuonato il vicepresidente del partito, Yassir Arman, nello stesso momento in cui il suo capo, Salva Kiir, usciva dall' incontro d'intesa con il vicepresidente, Ali Osman Taha.
Per dirimere la contesa nel Blue Nile, una delegazione della Commissione Elettorale Nazionale si e' precipitata nella capitale di quello stato, Ed Damazine, ed ha avuto un incontro di mediazione con i componenti della commissione elettorale locale. E le tensioni, sempre più alte, rischiano di trasformarsi in un nuovo e più intenso conflitto. Non a caso, malgrado l'accordo di pace, le truppe del Sudan sarebbero pronte a sferrare un attacco nella regione del Darfur. Almeno questo è quanto ha detto all'AFP un portavoce del gruppo ribelle Movimento per la giustizia e l'uguaglianza, sostenendo che i carri armati e le truppe governative si stanno gia' muovendo verso le roccaforti dei ribelli. Il governo di Karthoum aveva firmato a Doha lo scorso febbraio una bozza di accordo di pace con il Movimento che era stata salutata dalla comunita' internazionale come un significativo passo avanti per la sicurezza nel Darfur dopo sette anni di guerra. Ma i successivi colloqui non ha prodotto gli effetti sperati e la data del 15 marzo, nella quale si sarebbero dovute siglare nuove intese, e' passata senza che si arrivasse ad un accordo.
I ribelli avevano anche chiesto un rinvio delle prime elezioni multipartitiche in Sudan, che si sono tenute dall'11 al 15 aprile scorsi e i cui risultati ufficiali non sono ancora noti.
Il Darfur, regione desertica del Sudan grande come la Francia, e' martoriata da una guerra civile che dura ormai dal 2003 e che secondo i dati dell'Onu ha causato 300 mila
morti ed oltre 2,7 milioni di sfollati.

giovedì, aprile 22, 2010

Darfur, riprendono gli scontri in vista della stagione secca

Elena ci segnala l'articolo apparso in prima pagina su Internazionale:
"Almeno 50 civili sono morti e 55 sono rimasti feriti in scontri armati nel Darfur meridionale,in Sudan, scoppiati probabilmente dopo un furto di bestiame. Secondo le autorità locali la situazione è tornata sotto controllo. Nel frattempo, la Commissione elettorale nazionale ha annunciato che i risultati delle elezioni, la cui pubblicazione era inizialmente prevista per oggi, non saranno disponibili prima della prossima settimana".
L'agenzia MISNA riferisce, invece, nuovi scontri tra reparti di fanteria sudanese e ribelli, nel Jebel Marra. All'avvicinarsi della stagione secca, aumentano le tensioni nell'area: da settimane, secondo una nota delle Nazioni Unite, circa 100.000 persone non sarebbero più raggiunte dagli aiuti alimentari.

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domenica, aprile 18, 2010

Si chiudono le elezioni in Sudan tra irregolarità e violenze.

Brogli, irregolarità, violenze ed intimidazioni, estorisioni del voto, descrivono al meglio il processo elettorale in Sudan.
Il Sudan Vote Monitor, sito web nato da una iniziativa indipendente della società civile sudanese per denunciare le irregolarità del voto, è stato bloccato in Sudan, mentre gli osservatori internazionali sono stati costretti a lasciare il Paese subito prima dei cinque giorni dedicati alle urne. E' solo un esempio di quanto fossero tese le elezioni appena trascorse dall'esito tutt'altro che incerto.(Maggiori dettagli nella newsletter di Italians for Darfur di Aprile 2010).

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giovedì, aprile 15, 2010

Rapiti 4 caschi blu a Nyala, Sud Darfur

Quattro caschi blu sudafricani di cui non si avevano più notizie da domenica scorsa sono stati rapiti.
Il loro caduto è caduto in un'imboscata. La notizia è stata ufficializzata dal portavoce dell'Unamid (la forza di pace dell'Onu e dell'Unioneafricana in Darfur) Noureddine Mezni.
I quattro poliziotti sudafricani, due uomini e due donne,avevano terminato il loro lavoro domenica alla base dell'Unamid a Nyala, Sud Darfur, e stavano rientrando nelle loro abitazioni, a sette chilometri di distanza.

(fonte afp)

sabato, aprile 10, 2010

Nell'attesa del voto

SUDAN: ONG, GIORNATA MONDIALE PER ELEZIONI TRASPARENTI
DAL MALI ALL' ITALIA SI 'BATTE UN COLPO PER LA PACE'

(ANSA) - ROMA, 10 APR - Migliaia di persone appartenenti a 18 diverse nazioni parteciperanno a una giornata di 'attivismo coordinato a livello mondiale' per chiedere che i partiti sudanesi assicurino la correttezza delle imminenti elezioni affinche' non si trasformino in un nuovo punto di innesco per violenze e abusi dei diritti umani.Dal Mali alla Norvegia, dal Sud Africa a Israele, dal Senegal all'Italia, gli attivisti di 'A Beat for peace' saranno contemporaneamente in piazza per manifestare sostenuti da famosi percussionisti come Stewart Copeland dei Police, Phil Selway dei Radiohead, il Mustafa Tettey Addey del Ghana, la pop star medio orientale Mohamed Munir e Tony Esposito per l'Italia, che il 28 aprile a Roma terra' un concerto a sostegno della campagna.'Attraverso la nostra azione - afferma Antonella Napoli, presidente di 'Italians for Darfur' - chiediamo ai leader mondiali di assicurare che non si assuma il solito atteggiamento da ignavi nei confronti del regime di Bashir durante il periodo delle elezioni. E' necessario essere piu' vigili del solito sugli eventi in corso. Da tempo denunciano che la campagna elettorale si sta svolgendo in un contesto instabile, come dimostra la recente offensiva nella regione del Jebel Marra in Darfur - nel quale centinaia di civili sono stati uccisi e migliaia sono stati allontanati dalle loro case - e l'aumentata violenza nel Sud Sudan'.Anche 'Italians for Darfur', che e' tra i promotori dell'iniziativa con Amnesty International, Human Right Watch e Save Darfur Coalition, partecipa con un Drum Circle facilitato che si terra' domani, 11 aprile, al Teatro del Lido di Ostia, dalle 16.30. 'Chiunque - ha spiegato Antonella Napoli - puo' partecipare a questo 'cerchio di tamburi' facilitato. Non e' necessario essere musicisti per divertirsi con la musica e lanciare messaggi di solidarieta'. Un certo numero di percussioni sara' disponibile per chiunque voglia farsi sentire, ma possono bastare anche una pentola o un coperchio e un mestolo. E tanto entusiasmo per battere insieme un colpo per la pace e per la giustizia in Sudan'.

(ANSA).RF 10-APR-10 12:23

SUDAN: APPELLO PARLAMENTARI, NO A VOTO FARSA

(ANSA) - ROMA, 9 APR - Oltre 30 parlamentari di 13 Paesi hanno espresso la loro preoccupazione in vista delle imminenti elezioni in Sudan. Con una lettera-appello hanno invitato i garanti dell'Accordo di pace del 2005 (CPA) a denunciare ogni irregolarita' elettorale o violazione di diritti umani che si dovessero verificare durante il voto. Tra i parlamentari anche due italiani: il senatore Pietro Marcenaro e l'onorevole Gianni Vernetti, Le elezioni si svolgeranno da domenica 11 a martedi' 13 aprile. Promotori dell'iniziativa 'Italians for Darfur' e le altre organizzazioni della coalizione che sostiene la campagna 'Sudan365', che domani manifesteranno in tutto il mondo, ma anche parlamentari di Europa, Medioriente, Africa e Asia.Nella lettera aperta ai Paesi e alle istituzioni che erano presenti alla firma dell'accordo di Pace - Unione Africana, Egitto, Unione Europea, Italia, Kenya (IGAD), Lega Araba, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Uganda (IGAD) e Stati Uniti - viene espressa 'profonda preoccupazione per l'inadeguatezza della preparazione in vista delle elezioni in Sudan e per la minaccia di violenza e intimidazioni ai danni della societa' civile'. Nella missiva si invitano inoltre i garanti a 'condannare ogni violazione degli standard internazionali'.

(ANSA)

COM-KUE 09 -APR -10


Di seguito il testo integrale del nostro comunicato:

Sudan, appello parlamentari di 13 Paesi: no a voto-farsa
o rischio nuovi conflitti e fallimento accordo di pace 2005
Oltre 30 parlamentari di 13 paesi, tra cui il senatore Pietro Marcenaro e l'onorevole Gianni Vernetti, hannoespresso la loro preoccupazione in vista delle imminentielezioni in Sudanattraverso una lettera - appello che invita i garantidell’Accordo di pace del 2005 (CPA) tra Sud Sudan eKhartoum a denunciare ogni irregolarità elettorale oviolazione di diritti umani che si dovessero verificare. Le elezioni si svolgeranno da domenica 11 a martedì 13aprile. Promotori dell'iniziativa Italians for Darfur e lealtreorganizzazioni della coalizione che sostiene la campagna"Sudan365" che domani manifesteranno in tutto il mondoParlamentari di Europa, Medioriente, Africa e Asia hannoscritto una lettera aperta ai paesi e alle istituzioni cheerano presenti alla firma dell’accordo di Pace – UnioneAfricana, Egitto, Unione Europea, Italia, Kenya (IGAD), LegaAraba, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Uganda (IGAD) e StatiUniti – affermando di essere “profondamente preoccupatidall’inadeguatezza della preparazione in vista delleelezioni in Sudan e dalla minaccia di violenza eintimidazioni ai danni della società civile” e invitandoi garanti a condannare ogni violazione degli standardinternazionali.Le elezioni avrebbero dovuto rappresentare una delle pietremiliari nell’Accordo per una Pace Comprensiva, che èstato siglato nel 2005 portando al termine una delle piùlongeve guerre civili dell’Africa che ha causato la mortedi oltre due milioni di persone.Questa dichiarazione pubblica giunge in un momento in cuiaumentano i rapporti su persecuzioni e intimidazioni diattivisti dell’opposizione, sulla retrocessione di grandisettori dell’opposizione dalle elezioni e in seguito alladecisione dell’Unione Europea di ritirare dal Darfur lasua Missione di Monitoraggio Elettorale. I firmatari dell’appello hanno denunciato che le strutturenecessarie a un processo elettorale libero ed equo, dallenorme legislative alle procedure logistiche, non sonogarantite. I parlamentari dichiarano di “sapere da fontiprimarie che le elezioni possono essere una grande promessadi cambiamento ma che sono soggette a manipolazioni”.Inoltre esprimono preoccupazione per il fatto che la Leggeper la Sicurezza Nazionale è tuttora impiegata perintimidire gli attivisti coinvolti nella campagna elettoralee nel monitoraggio; gli osservatori locali e internazionalinon hanno garanzie di libero movimento per monitorare leelezioni; il piano di protezione per i civili in caso diviolenza è del tutto inadeguato. I parlamentari temono chetutto ciò comporterà una scarsa partecipazione deiDarfuriani alle elezioni, e ciò intensificherà la loromarginalizzazione sociale, vanificherà i tentativi diraggiungere una soluzione pacifica al conflitto checoinvolge quella regione, nonché alimenterà nuoviconflitti.L’appello sostiene che i garanti dell’accordo di pace edella sua realizzazione abbiano oggi il dovere di "stabilirel’applicazione degli standard più elevati affinchéesso venga attuato e di assicurare lo svolgimento di libereed eque elezioni, di rilasciare dichiarazioni comuni qualorale regole venissero infrante e ad agire con rapidità incaso si verifichino violenze". “Le elezioni – si legge infine nell’appello – sonoil primo test per verificare il loro impegno in tal senso.Noi ci impegniamo a sostenere i nostri colleghi sudanesi perlavorare a una risoluzione della crisi nel paese".

Roma, 9 aprile 2010

venerdì, aprile 09, 2010

SUDAN: NUOVA CATASTROFE UMANITARIA

Un milione di persone rischiano di morire di fame
Gli inviati Onu chiedono fondi per i prossimi mesi

Gli inviati delle Nazioni Unite in Sudan hannolanciato un allarme per l'urgente necessità di ottenere nuovi fondi atti ascongiurare una catastrofe umanitaria in seguito ai cattivi raccolti dovuti auna severa siccità che ha copito il Paese africano. Secondo le stime Onu,circa un milione di persone potrebbero rischiare di morire di fame se non siprovvede a fornire aiuti alimentari nei prossimi tre mesi.In alcune aree delSudan, come spiegano i funzionari delle Nazioni Unite, i pozzi sono a secco ele persone hanno iniziato a spostarsi in cerca di cibo. E' da alcunesettimane che gli inviati internazionali nel Paese mettono in guardia dalrischio siccità, ma ora le conseguenze, ammettono, sono piu' gravi di quellepreviste. Per sanare la situazione, dicono, è necessario un fondo extra di 40milioni di dollari in aiuti alimentari e di 7 milioni in acqua, sanità ededucazione per i bambini, oltre ai 194 milioni di dollari per pagare i beni.

Fonte Aki

giovedì, aprile 08, 2010

Elezioni in Sudan: osservatori lasciano Darfur

Voto a rischio brogli: protesta globale Ong 10 e 11 aprile

Gli oppositori di Bashir si ritirano e le organizzazioni chiedono l'intervento della comunità internazionale

I segnali giunti dal Sudan nelle ultime settimane avevano già fatto 'suonare' qualche campanello di allarme, ora si sono trasformati in una vera e propria sirena che nessuno può e deve ignorare. Dall'11 al 13 aprile nel più grande stato africano si terranno le prime elezioni multipartitiche: politiche, regionali e presidenziali. Ma a pochi giorni dal voto tutto sembra rimesso in discussione. E gli osservatori elettorali dell'Unione europea, che dovevano monitorne la regolarità, hanno deciso di lasciare la regione del Darfur. Lo ha annunciato il capo della missione europea, Veronique De Kayser che ha amaramente ammesso: "Ho deciso di tornare indietro con tutta la squadra di sei osservatori che era con me, è sempre triste dover lasciare questa regione così povera, ma sapevo, venendo qui per osservare le elezioni che sarebbe stato impossibile farlo in maniera credibile". Una vera e propria resa...
Quando il presidente sudanese Omar al Bashir ha minacciato di espellere gli osservatori stranieri, 'colpevoli' di aver suggerito il rinvio della competizione elettorale, la comunità internazionale avrebbe dovuto intervenire in modo deciso per evitare che essa si trasformasse in una farsa. E invece non lo ha fatto.
Nei giorni scorsi il principale rivale di Bashir, Yasser Arman del Movimento per la liberazione del popolo del Sudan, e altri esponenti dell'opposizione si sono ritirati in blocco dalla corsa alla presidenza del Paese. La nota ufficiale dell’Splm non lascia adito a dubbi: "Facendo campagna elettorale nel Darfur - affermano i vertici del maggior partito del Sud Sudan - ci siamo resi conto che lo stato di emergenza in vigore rende impossibile qualsiasi attività e per questo avevamo chiesto il rinvio delle elezioni. Inoltre tutto il processo elettorale è viziano da irregolarità e noi abbiamo avuto difficoltà tecniche con la presentazione delle liste". Sono seguite a ruota le defaillance delle altre principali formazioni politiche del Sudan, tra cui il partito comunista e il Democratic Unionist Party (DUP), che hanno deciso di boicottare le elezioni e attraverso la voce di Mariam al-Mahdi dell'Umma Party hanno accusato il National Congress party, che sostiene il presidente uscente, di puntare alla riconferma di Bashir senza voler correre il rischio di un confronto equo che possa dimostrare la sua debolezza politicaI cinque candidati che dovevano contrapporsi al leader del partito di maggioranza sono tutti personaggi di alto profilo: Sadek al-Mahdi, ex primo ministro e fondatore del partito Umma (nazionalista), Mubarak al-Fadil, capo di una importante fazione del partito Umma, Ibrahim Nugud, leader del Partito comunista, Hatem al-Sir, candidato del partito Unionista democratico, esponente di spicco della società civile sudanese e il più importante, Arman, candidato degli ex ribelli sudisti e principale oppositore di Bashir. Tutti ritengono che le irregolarità riscontrate nel processo elettorale abbiano pregiudicato il voto, il cui esito sembra ormai scontato.Il ritiro di Arman, fra tutti, è quello che ha un peso maggiore essendo il candidato del Movimento di Liberazione del popolo del Sudan, la cui partecipazione alle elezioni è considerata condizione essenziale per lo svolgimento del referendum e il riconoscimento dell’indipendenza del Sud Sudan. Il Sudan, il più grande Paese africano, è da sempre diviso tra il nord a maggioranza musulmana e il sud, dove prevale la popolazione cristiana. Per oltre vent’anni le fazioni contrapposte si sono scontrate in una guerra che ha causato milioni di morti e altrettanti sfollati e che è terminata con l’accordo di pace del 2005 (CPA) che prevedeva, alla fine di un periodo di transizione di cinque anni, una consultazione popolare per l’indipendenza del Sud da Khartoum. Se questo referendum non si tenesse nei tempi fissati, il terrore degli anni del conflitto civile potrebbe non essere solo un ricordo del passato. Gli analisti e gli osservatori delle questioni sudanesi temevano da tempo che il percorso verso le elezioni non sarebbe stato democratico e limpido. E sono ancor meno fiduciosi sul referendum. E ne hanno ben ragione.Dopo la firma del Cpa, il governo sudanese non ha fatto nulla per preservare l’unità del Paese. Anzi. Ha alimentato le tendenze secessioniste del Sudan people liberation movement che, però, non sembra capace e pronto a governare un Sud Sudan totalmente indipendente. Bashir conta su questo e se potrà rallentare il processo referendario non esiterà a farlo. Il Sud meridionale è quindi oggi un’emergenza pari, se non più grave, a quella del Darfur. E’ per questo che il 10 e l’11 aprile in tutto il mondo si svolgeranno manifestazioni per chiedere che la comunità internazionale vigili sulle elezioni. Anche Italians for Darfur è tra le organizzazioni internazionali che hanno promosso ‘Sudan365” (http://www.sudan365.org/) e insieme ai musicisti di ‘DrumCircle’ ha organizzato un’iniziativa che si terrà al Teatro del Lido di Ostia, domenica 11 aprile alle 16,30. Chiunque può partecipare a questo ‘cerchio di tamburi’ facilitato. Non è necessario avere delle percussioni, basta un coperchio e un mestolo o una pentola. E tanto entusiasmo. Battiamo insieme un colpo per la pace e per la giustizia in Sudan.

mercoledì, aprile 07, 2010

Darfur Union: appello per la dignità delle donne del Darfur

Ricevo dalla Darfur Union, con sede in Olanda, un documento agghiacciante. Il Presidente sudanese Hassan Al-Bashir, avrebbe pronunciato, secondo quanto riportato dal principale oppositore politico Hassan Al-Turabi, nella sua ultima conferenza a Khartoum, la seguente frase, a proposito della piaga immane degli stupri in Darfur: "Se le donne dell'Ovest fanno sesso con un Jali [uomo del gruppo etnico di Bashir, ndr], questo non va considerato come uno stupro ma come un onore per lei".

ني هذة الغرباويه دي اذا واحدا جعلي كدا ركبها دا شرف او اغتصاب

Immediata l'indignazione di tutta la comunità darfuriana nel mondo che Italians for Darfur rilancia anche in Italia.
"The dictatorship-Al-Basher, president of Sudan, has said that ''If western woman( means Drfurian Female) got sex with one Jali (male from Al-Basher ethnic group) this will not be rape but its honor for for her."
This story has been told by Al- Turabi at his recent conference in Khartoum two weeks ago. Whoever, you could imagine the reaction of millions of sudanese people against a such un respected statement. That is why we are in Darfur Union as a civil society in the Netherlands addressing this issue to the friends of Darfur worldwide."

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Segnali di..pace: cristiani e mussulmani insieme nella costruzione di una chiesa in Sud Sudan

Kimotong, il villaggio che ha visto nascere il campione olimpico Lopez Lomong, in Sud Sudan, ha inaugurato una nuova chiesa cattolica, costruita su iniziativa del Darfur Students Association dell'Università di Juba. Alla sua costruzione hanno partecipato, come segno di speranza di pace e per una prossima riconciliazione del Paese, martoriato da decine di anni di guerra civile, circa 200 volontari mussulmani.

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Interrotto il cessate-il-fuoco tra Jem e Khartoum: accuse reciproche

Da un lato il Jem (Justice and Equality Movement), dall'altra il governo sudanese: entrambi lanciano pesanti accuse alla controparte di aver interrotto il cessate il fuoco siglato a Doha, a febbraio. Al centro, ancora una volta, le vittime di un conflitto che sembra non possa mai avere fine.
Lo scorso fine settimana, infatti, sarebbero morti 6 civili nel bombardamento a postazioni ribelli lungo il confine con il Chad, nel Nord Darfur.

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