Il blog di Italians for Darfur

lunedì, maggio 28, 2012

INNER CITY PRESS: Gambari spende 614mila dollari di UNAMID per villa in El Fasher

Una denuncia che, ancora una volta, getta molto più di un'ombra sulla missione UNAMID e sul ruolo stesso dell'ONU.
Per la costruzione della dimora dell'inviato speciale dell'ONU in El Fasher, Ibrahim Gambari, sono stati spesi 614.000 dollari, tutti proveniente dal budget della missione, recentemente ridotta dai 24.000 uomini previsti inizialmente a 18.000 unità, contingente da sempre con gravi carenze logistiche che, di fatto, hanno reso inefficace l'attività di controllo sul territorio.
Ma non si bada a spese per la costruzione della casa di Gambari. Le Nazioni Unite hanno confermato quanto emerso dalle ricostruzioni di Inner City Press.

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Il governo sudanese blocca attività MSF in Nord Darfur

Medici Senza Frontiere è stata costretta a ridimensionare la propria attività di sostegno e cure alla popolazione del jebel Si, in Nord Darfur, a causa delle ripetute restrizioni imposte dal governo sudanese.
Nell'area non giungono medicinali dallo scorso settembre, e gli stessi permessi di movimento del personale sanitario sono ritrattati continuamente.  Non vi sono altre possibilità di assistenza sanitaria alla popolazione oltre a quelle offerte da MSF, come si legge sulla stampa internazionale
Oltre 100.000 persone sono, attualmente, senza alcuna assistenza sanitaria, nella sola regione del Jebl SI. Si teme un aumento delle morti premature e postnatali.

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mercoledì, maggio 09, 2012

Segnalazione: "Why did the United Nations stop reporting atrocities in Darfur?" - By Colum Lynch | Foreign Policy

The Silence in Sudan - By Colum Lynch | Foreign Policy
Why did the United Nations stop reporting atrocities in Darfur?

Darfur once captured the world's attention as a contemporary symbol of the international failure to confront mass atrocities. In recent years, however, it has fallen off the radar screen, as the level of government-sponsored violence has subsided and as other pressing Sudanese crises, including the threat of war between Sudan and South Sudan, have captured the headlines.
But there is another reason you don't hear much about the troubles in Darfur these days: The United Nations human rights agencies essentially stopped issuing public reports on abuses there three and a half years ago, according to U.N. officials, human rights advocates, and a leaked U.N. report. The sunnier accounts of events in Darfur in some ways reflects the tendency of the U.N. and African Union leadership to trumpet the successes of a peace process that they have helped brokered, and downplay its failures. But the long silence owes much to the Sudanese government practice of intimidating U.N. officials and independent aid workers into remaining quiet or minimizing government violations -- by threatening possible expulsion or harassment on the ground.
Indeed, the U.N.'s reticence to report publicly on rights abuses intensified after the Sudanese government expelled 13 relief organizations in March 2009, heightening fears that open criticism of the regime could trigger a swift crackdown on outsiders. The U.N. High Commissioner for Human Rights has not issued a single report on abuses in Darfur, Sudan, since January 2009... [continua su Foreign Policy]

Venti di guerra soffiano verso Khartoum. Presa Gereida, Sud Darfur.

Gereida è uno dei principali centri abitati del Sud Darfur, a 100 Km da Nyala. Secondo un comunicato congiunto del Sudan Liberation Movement di Minni Minnawi e di Abdel Whaid al Nur, la città sarebbe da ieri sotto il controllo totale dei ribelli, il primo passo del nuovo programma militare per abbattere il regime di Khartoum. Numerose le vittime.

La presa della città, dopo gli scontri con l'esercito regolare sudanese, sarebbe infatti l'inizio di una nuova campagna del neo-costituito fronte unico ribelle, 
il Sudan revolutionary front (SFR), che include, oltre alle due fazioni citate, il Justice and Equality Movement (JEM) e il Sudan People Liberation Movement del Nord. 
Altre forze dovrebbero sommarsi al convoglio di 37 Land Cruiser armati entrato a Gereida, lungo il cammino verso la capitale. 

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mercoledì, maggio 02, 2012

Sudan/ Appello a Parlamento: Italia sostenga azione per la pace

Roma, 2 mag. (TMNews) - Mentre al Consiglio di sicurezza dell'Onu si discute in queste ore della bozza di risoluzione di condanna per le violenze e i bombardamenti al confine tra Sudan e Sud Sudan, nel Parlamento italiano viene rilanciato l'appello dei rifugiati sudanesi in Italia e degli attivisti per i diritti umani di 'Italians for Darfur', organizzazione promotrice della campagna di sensibilizzazione per il Sudan.
"Ci rivolgiamo ai parlamentari italiani - si legge nell'appello inviato a tutti i parlamentari italiani e sottoscritto già da decine di senatori e deputati, riportato in un comunicato - affinché sostengano l'azione dell'Onu e dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, che hanno chiesto alle autorità del Sudan e del Sud Sudan di riprendere il processo negoziale per la pace, la sicurezza e la responsabilità tra i due paesi per raggiungere un accordo attraverso un dialogo pacifico, mettendo fine al loro conflitto". 

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