Il blog di Italians for Darfur

martedì, luglio 31, 2012

Proteste contro le misure di austerità e contro il regime anche Nyala. Come a Khartoum, ma in Darfur già si contano i morti.

La protesta contro il caro vita in Sudan, partita dai dormitori femminili di Khartoum come vi abbiamo raccontato nei post precedenti su questo blog, infiamma ora anche Nyala e il Darfur. All'aumento delle tariffe del trasporto pubblico, studenti e cittadini hanno iniziato a manifestare da ieri per le strade della città, alternando canti contro il regime a quelli contro le misure di austerità. 

La risposta delle forze governative è stata però molto più dura e immediata rispetto a quanto accaduto nella capitale. Una differenza che scava il solco, ancora una volta, tra centro e periferie.
Almeno 6 le vittime confermate dalle autorità locali, almeno il doppio secondo i nostri contatti. Decine i feriti, soprattutto studenti, che denunciano anche l'uso delle armi da parte della polizia.

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mercoledì, luglio 11, 2012

Successo dell'ennesima iniziativa di denuncia e solidarietà


Sud Sudan, migliaia di attivisti e rifugiati insieme
per chiedere il mantenimento della pace
Iniziative a Roma e nelle più importanti capitali nell'anniversario dell'indipendenza del Sud Sudan


Decine di migliaia di rifugiati, attivisti per i diritti umani, organizzazioni della società civile e leader religiosi di tutto il mondo hanno animato nell'anniversario dell'indipendenza del Sud Sudan una manifestazione per chiedere il mantenimento della pace tra i due Paesi.    

Oltre 150 associazioni, tra cui Italians for Darfur, Enough, Pax Christi, Consiglio norvegese per i rifugiati, Refugee International, Reporters Without Borders e Secours Catholique, hanno promosso e organizzato eventi in contemporanea nelle più importanti capitali del mondo.    
Il presidente di Italians for Darfur, Antonella Napoli, il portavoce della comunità dei sud sudanesi nel nostro Paese, Fred Osuru, e in collegamento da Toronto Emmanuel Jal, ex bambino soldato ed ora rapper di fama internazionale, sono stati protagonisti dell'evento di Roma, al Teatro San Genesio, che ha visto alternarsi numerosi artisti che hanno suonato a titolo gratuito dando vita a un vero e proprio 'rally' musicale e di solidarietà. Nel corso della serata è stato anche presentato il quadro di Vito Bongiorno, artista romano di grande talento, donato per sostenere i progetti dell'associazione.  

Erminia Piroli di Artisti Socialmente Utili
La campagna "We want peace 2012" lanciata da Italians for Darfur invita le Nazioni Unite, l'Unione Africana, la Lega degli Stati Arabi e altri influenti organizzazioni e governi a fare tutto il possibile per convincere Sudan e Sud Sudan a risolvere le questioni in sospeso tra di loro.

"Mancano solo tre settimane alla scadenza del termine della risoluzione ONU 2046 approvata il 2 maggio all'unanimità - ha ricordato la Napoli, giornalista e attivista per i diritti umani presentando l'evento romano - e che imponeva la fine immediata delle ostilità, il ritiro delle forze armate dal confine e una ripresa dei negoziati tra i due Sudan. Bisogna spingere sulle parti coinvolte nel conflitto affinché un accordo sia possibile. Se così non fosse si condannerebbe al fallimento l'iniziativa di pace delle Nazioni Unite".

Fred Osuru, presidente SPLM Italia
"Ora è il momento di agire. Non si può lasciare che la storia si ripeta - ha concluso la presidente di Italians for Darfur -  Per questo ci auguriamo che tutta la comunità internazionale sostenga il processo negoziale finalizzato a trovare una soluzione alle questioni in sospeso che hanno portato i due paesi sul baratro di una nuova guerra fratricida".
Tra i punti di maggiore tensione la demarcazione dei territori delle aree più ricche di petrolio, la gestione dei rimpatriati e il territorio conteso di Abyei.
  
VitoBuongiornoe la sua opera
Le Nazioni Unite hanno fissato la scadenza della risoluzione al 2 agosto. Il Consiglio di sicurezza chiede esplicitamente al Movimento di liberazione del popolo sudanese - Nord (SPLM-N) e al governo del Sudan di raggiungere un compromesso sulla sicurezza negli stati del Sud Kordofan e del Nilo Azzurro e di consentire l'accesso umanitario. Se così non fosse, è già pronta una serie di sanzioni su cui è stato già raggiunto ufficiosamente un accordo.

Roma, 10 luglio 2012

(foto di Riccardo Colelli)

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lunedì, luglio 09, 2012

We want peace 2012

Sud Sudan, 'rally' mondiale di musica e di solidarietà per la pace
Alla vigilia della scadenza della risoluzione delle Nazioni Unite per scongiurare una nuova guerra
e nell'anniversario dell'indipendenza del Sud Sudan iniziative nelle capitali più importanti


I rifugiati di Sud Sudan e Sudan insieme ad attivisti per i diritti umani, organizzazioni della società civile e leader religiosi di tutto il mondo hanno animato una manifestazione globale per la pace all'interno e tra i due Paesi. La campagna "We want peace 2012" è supportata da oltre 150 organizzazioni tra cui il Consiglio africano dei leader religiosi, l'Istituto Cairo per gli studi sui diritti umani, il Progetto Enough, FIDH, IKV Pax Christi, il Consiglio norvegese per i rifugiati, Refugee International, Reporters Without Borders, Secours Catholique ed Italians for Darfur. In Italia l'evento, promosso dall'associazione promotrice della campagna di sensibilizzazione per i diritti umani in Sudan, avrà luogo al Teatro San Genesio.
Il presidente di Italians for Darfur, Antonella Napoli, il portavoce della comunità dei sud sudanesi nel nostro Paese, Fred Osuru, e in collegamento da Toronto Emmanuel Jai, ex bambino soldato ed ora rapper di fama mondiale, daranno vita insieme ad artisti che suoneranno a titolo gratuito a un vero e proprio 'rally' musicale e di solidarietà. 
La campagna invita le Nazioni Unite (ONU), l'Unione africana (UA), la Lega degli Stati Arabi (LAS) e altri influenti organizzazioni e governi a fare tutto il possibile per convincere Sudan e Sud Sudan a risolvere le questioni in sospeso tra di loro. Questo significa aderire alla tabella di marcia dell'Unione africana per la pace ed il rispetto totale della risoluzione ONU 2046, approvata il 2 maggio, che ha chiesto la fine immediata delle ostilità, il ritiro delle forze e una ripresa dei negoziati insieme all'UA. Manifestazione ed eventi culturali e musicali si stanno svolgendo in tutto il mondo, da Washington DC, Londra, Berlino a Toronto e Roma.
Fin dal primo momento dopo la secessione del Sud Sudan, la mancata risoluzione dei problemi principali e le tensioni tra i due Paesi, e all'interno del Sudan stesso, ha portato ad una escalation del conflitto e alla minaccia di un ritorno alla guerra totale. I combattimenti negli stati del Sud Kordofan e Blue Nile ha esacerbato l'instabilità nelle zone di confine e ha provocato una crisi umanitaria in Sudan e nei campi profughi del Sudan meridionale.
Giornalisti e operatori umanitari si son visti negare l'accesso e molti sfollati sono tagliati fuori dal resto del mondo. Nel frattempo in tutto il Sudan e in particolare a Khartoum, hanno avuto luogo proteste anti-governative durante le quali centinaia di persone sono state arrestate.

Roma, 9 luglio 2012


Elenco completo delle organizzazioni aderenti alla campagna:

African Centre for Peace and Justice Studies, Aegis Trust, Consiglio africano dei leader religiosi, Forum per la pace in Africa (APFO), Forum di risorse e ricerche africane (ARRF), Arab Coalition for Darfur (rappresenta 135 organizzazioni arabe della società civile), Programma arabo attivisti dei diritti umani (Aphra), Associazione congolese per l'accesso allla giustizia (ACAJ), Bonn International Center for Conversion (BICC), l'Istituto Cairo di studi sui diritti umani (CIHRS), Community Empowerment for Progress Organisation (CEPO), Cordaid, Darfur Bar Association, Darfur Relief and Documentation Centre, Progetto Enough, Iniziativa egiziana per i diritti personali (EIPR), Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH), Funj Youth Development Association (Stato del Nilo Azzurro, Sudan), Genocide Alert, Gesellschaft für bedrohte Völker, Global Witness, HART (UK), Humanity United, ICCO (Paesi Bassi), IKV Pax Christi, Centro Internazionale per la politica e conflitti, International Refugee Rights Initiative (IRRI), Italians for Darfur, Justice and Peace Commission of French Bishopsf Conference, Al Khatim Adlan Centro per l'illuminazione e lo Sviluppo Umano (KACE), Mensen met een Missie (Paesi Bassi), Mother's Union (UK), National Union of Teachers (UK), Norwegian Refugee Council, Relief Nuba, Rehabilitation and Development Organisation (Sud Kordofan Stato, Sudan), Gruppo norvegese di suppoerto alla pace in Sudan (SFS), Peace Direct, Refugees International, Reporters Sans Frontières (RSF), Saferworld, Secours Catholique, Socio-Economic Rights and Accountability Project (SERAP), Sudan Democracy First Group, United to End Genocide, Waging Pace.

domenica, luglio 08, 2012

Continuano le proteste degli studenti contro austerità e regime in Sudan

Continuano di settimana in settimana le proteste degli studenti e dei dissidenti, registrate oggi a Khartoum, Omdurman, Bhai e El Obeid. Ancora una volta, protagonisti, i campus universitari, dove le forze di sicurezza sudanesi stanno arrestando numerosi manifestanti. Notevole l'uso di nuovi lacrimogeni di fabbricazione cinese, dall'effetto spossante. 
Dopo le prime incertezze, anche il network di AlJazeera in inglese ha iniziato a dare visibilità alle proteste, finora testimoniate solo attraverso i social network.
Così scrivono, ad esempio, su Twitter, nelle ultime ore:

Abu 7aneen ‏@AmirElshiekh
@elzubeir U can get arrested for having a camera if you r just passing by the protests. They fear cameras more than any thing now.

Girifna Media ‏@girifna
Female students locked themselves in a hall and security officers are trying to break in #SudanRevolts
Girifna Media ‏@girifna
If anyone has a car , please head to University of Khartoum, injured students need assistance #SudanRevolts

Sudan Change Now ‏@Sudanchangenow
#SudanRevolts Large numbers of #UofK injured students at Khartoum Hospital.Doctors protecting students&refusing 2 hand them over 2 #NISS

Azaz Shami ‏@3ozaz
UofKh students demos carry on; police arrests many protesters #SudanRevolts

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giovedì, luglio 05, 2012

E' UFFICIALE: INTISAR, CONDANNATA ALLA LAPIDAZIONE IN SUDAN, E' LIBERA

"Intisar Sharif Abdallah, la ventenne condannata a morte in Sudan per lapidazione, è stata rilasciata".
E' quanto si legge in una nota di Italians for Darfur che lo scorso 12 giugno aveva lanciato una petizione per chiedere la liberazione della giovane accusata di adulterio e che ha raggiunto grazie all'impegno delle organizzazioni che l'hanno rilanciata, tra cui Giornaliste Unite Libere Autonome, Articolo 21, Associazione delle donne migranti, le 15 mila firme cui vanno sommate le oltre 10.000 raccolte da Amnesty International.
La notizia è stata confermata ufficialmente dagli avvocati difensori della giovane donna e dai volontari di "Strategic Initiative for Women in Horn of Africa" che hanno supportato Intisar e i suoi familiari durante la detenzione. La giovane è stata rilasciata senza condizioni e senza alcuna spesa ulteriore.
La Corte d'Appello di Karari, Omdurman - Khartoum, ha annullato il precedente verdetto e ha ordinato la scarcerazione immediata di Intisar. Secondo Siha, il caso non è stato rinviato al Tribunale locale, come avvenuto per altri procedimenti, sancendo di fatto la fine dell'iter processuale.
Intisar era detenuta in isolamento, con il suo bambino di 5 mesi dal 22 aprile, con l'accusa di adulterio e condannata senza rappresentanza legale. La vicenda era stata denunciata da Human Rights Watch e Amnesty International e rilanciata in Italia da Italians for Darfur che insieme ad Amnesty Italia ha raccolto decine di migliaia di firme.
"Siamo prima di tutto felici per Intisar, i suoi figli e tutta la sua famiglia - ha sottolineato Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur - attraverso SIHA rimarremo in contatto per accertarci che riprenda un'esistenza normale e serena e la sosterremo per quanto possibile - ricorda la Napoli - Questa vittoria è solo una piccola goccia in un mare di violazioni dei fondamentali diritti umani. Centinaia di donne di cui non conosciamo i nomi e le storie non sono fortunate quanto Intisar. E muoiono nel silenzio e nella indifferenza delle loro comunità. E' per questo che continueremo il nostro lavoro per evitare che qualsiasi donna sia costretta a vivere esperienze come questa".
"Esprimiamo, anche a nome di GIULIA, Articolo 21 e tutti coloro che hanno supportato la nostra azione - conclude la presidente di Italians for Darfur - il nostro ringraziamento a quanti abbiano condiviso le nostre preoccupazioni per Intisar e abbiano dato il loro sostegno per la soluzione di questa terribile vicenda".

Roma, 5 luglio 2012

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