Il blog di Italians for Darfur

sabato, maggio 16, 2015

Sudan: l'Italia si mobilita nelle ultime ore

Ad un anno dalla vicenda di Meriam Ibrahim, cristiana all'ottavo mese di gravidanza e madre di un bambino di 20 mesi condannata a morte in Sudan per apostasia e poi liberata sull'onda di una mobilitazione internazionale, due pastori evangelici rischiano la pena capitale per motivi religiosi. L'11 gennaio 2015 il reverendo Peter Yein Reith, pastore della Chiesa evangelica presbiteriana, è stato arrestato mentre stava tornando a casa da una riunione di preghiera. Alle ripetute richieste del motivo dell'arresto rivolte dalla moglie di Reith al Servizio nazionale d'intelligence e sicurezza, un funzionario aveva solo confermato che il pastore era in carcere e che lo stavano ancora interrogando.

Le incursioni della polizia. In precedenza, il 21 dicembre 2014, dopo il culto domenicale, funzionari del Niss avevano arrestato un altro pastore presbiteriano, Yat Michael, che si trovava a Khartoum con la famiglia per sottoporre i figli a controlli medici e per far visita alla congregazione della Sudan presbyterian evangelical church. Da alcune settimane il complesso che ospita la chiesa evangelica subiva incursioni della polizia che, sulla base all'articolo 77 della legge del 1991 sull'ordine pubblico, ha arrestato trentotto membri della congregazione che il 2 dicembre 2014 avevano tentato di impedire la demolizione di parte degli edifici di cui è composto. Alcuni dei fedeli sono stati giudicati, multati e rilasciati la notte stessa del fermo insieme ad altri cinque uomini di chiesa che erano stati arrestati il mese prima.

L'interrogazione parlamentare di Luigi Manconi. Entrambi i pastori, accusati di otto capi di imputazione per i quali è prevista la pena capitale o l'ergastolo, sono tenuti in custodia senza alcuna garanzia del rispetto dei propri diritti, come denunciato da Kate Allen, direttrice di Amnesty Internetional UK, che ha dichiarato: "Più lungo sarà il loro tempo di reclusione, più alto è il rischio che subiscano torture". I due casi, seguiti dallo stesso avvocato della giovane sudanese, Mohaned Mustafa Alnour e da Italians for Darfur, sono al centro di un'interrogazione del senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani a Palazzo Madama, al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Paolo Gentiloni.

La tutela delle minoranze religiose. Manconi attraverso l'interrogazione chiede alla Farnesina se l'ambasciatore a Khartoum sia a conoscenza della vicenda, se abbia notizie in merito alle condizioni dei due pastori e se siano stati rispettati i loro diritti. Il senatore inoltre ha chiesto al Governo, in considerazione dei buoni rapporti esistenti con il Sudan, di sollecitare l'esecutivo sudanese sulla questione della tutela delle minoranze religiose, in particolare quelle cristiane, intraprendendo azioni concrete affinché sia rispettata la Costituzione, che garantisce la libertà di culto in contrasto con quanto previsto dalla Sharia. Infine, si legge nell'interrogazione, "si chiede al Governo se non ritenga opportuno promuovere, in collaborazione con l'Unione europea, iniziative di cooperazione a sostegno delle minoranze religiose in Sudan con particolare attenzione all'educazione, ed esercitare pressioni affinché il Sudan abolisca le leggi sull'apostasia".

http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2015/05/16/news/sudan-114508543/

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