Il blog di Italians for Darfur

venerdì, luglio 31, 2015

Il Sudan concede priorità alla Russia come partner per l'estrazione dell'uranio

Dopo la concessione di contratti per l'estrazione dell'oro ad una ditta russa, un funzionario sudanese ha annunciato oggi che le società russe hanno la priorità sui contratti di estrazione dell'uranio. 

Il direttore generale dell'Autorità di Ricerca Geologica in Sudan, Yousif al-Samani, ha spiegato che l'uranio è stato trovato in passato in alcune parti del Paese.

L'agenzia di stampa russa, Sputnik, ha detto che attraverso la ricerca e gli studi si sta continuando a scoprire l'uranio e perciò vengono sollecitati gli investimenti per l'estrazione di questo "metallo globalmente desiderabile".

"L'uranio ha, forse, un'importanza superiore a quella dell'oro e di altri minerali ed è utilizzato in settori strategici fondamentali, soprattutto per lo sviluppo tecnico e tecnologico in epoca moderna", ha affermato Samani.

"Alle aziende russe sarà data la priorità nel contesto della cooperazione economica e degli investimenti tra i due Paesi. In cambio potremmo beneficiare delle loro conoscenze e della tecnologia che hanno sviluppato per lavorare sulla scoperta e l'estrazione dell'uranio, tanto più che la Russia sta lavorando con noi per creare una mappa geologica e minerale del Sudan ", ha aggiunto Samani.

Il funzionario ha elogiato la cooperazione economica fra Russia e Sudan, dicendo che le aziende russe "hanno una posizione di forza in Sudan, in particolare nel settore dei metalli".

Mercoledì scorso, una società russa di nome Siberia ha firmato un accordo con il Ministero dei Minerali sudanese per estrarre l'oro nel Mar Rosso e negli Stati sul fiume Nilo che è stato descritto come il più grande contratto d'investimento nella storia del Sudan nel campo dei minerali.

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giovedì, luglio 30, 2015

Il Sudan e l'Italia si incontrano per delle consultazioni

Secondo una dichiarazione rilasciata dal Ministero degli Esteri sudanese, il Sudan e l'Italia hanno concordato di tenere delle consultazioni politiche in un prossimo futuro per discutere sui loro rapporti bilaterali, sulle questioni regionali e sui modi per coordinare la loro azione. Infatti, il Ministro degli Esteri sudanese, Ibrahim Ghandour, è stato ricevuto dal suo omologo italiano Paolo Gentiloni a Roma.

Il Ministro degli Esteri sudanese ha partecipato al Forum Economico  e per l'Investimento tra Sudan ed Italia, ospitato all'Expo di Milano 2015. Il Forum, organizzato dalla Confindustria Assafrica & Mediterraneo, si propone di incoraggiare gli imprenditori italiani ad investire nel settore agricolo, agro-industriale e cibario in Sudan.

Ghandour ha elogiato le posizioni italiane sulla situazione in Sudan che ha descritto come "eque ed obiettive verso i problemi del Paese", ed ha espresso l'apprezzamento del suo Governo per lo sviluppo e il sostegno umanitario fornito da Roma.

Nella riunione si è anche discusso sulla situazione in Sud Sudan e Libia e si è convenuto sulla necessità di esercitare degli sforzi da parte di tutte le parti interessate per trovare soluzioni di successo e sostenibili.

Il Ministro degli Esteri italiano ha elogiato il ruolo importante svolto dal Governo sudanese nella stabilità regionale, soprattutto per quanto riguarda l'immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani, sottolineando il loro sostegno per la "Dichiarazione di Khartoum".

In una riunione tenutasi a Roma il 28 novembre 2014, i paesi dell'UE hanno concordato di promuovere lo sviluppo sostenibile nei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori, al fine di affrontare le cause profonde della migrazione irregolare.


http://www.sudantribune.com/spip.php?article55873

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mercoledì, luglio 29, 2015

Karthoum protesta per "false informazioni" dell'Unione Europea

Il Ministero degli Affari Esteri del Sudan ha chiamato in causa l'Unione Europea (UE) convocando il suo rappresentante a Khartoum per protestare contro le false informazioni pubblicate dalla Commissione Europea per quanto riguarda la situazione umanitaria nel Darfur, Sud Kordofan e Nilo Azzurro.

Infatti, in una dichiarazione del 18 luglio, il Commissario dell'EU per gli Aiuti Umanitari e la Gestione delle Crisi, Christos Stylianides, ha detto che la situazione umanitaria in Sudan sta peggiorando ogni giorno, notando che  5,4 milioni di persone in Darfur, Sud Kordofan e Nilo Azzurro hanno bisogno di aiuti.

Il Ministro degli Esteri sudanese, Al-Sadiq, ha informato il funzionario dell'Unione Europea sugli sforzi effettuati dal Governo sudanese, in coordinamento con quello del Sud Sudan ed il Programma Alimentare Mondiale (PAM), per ospitare  i rifugiati provenienti dal Sud in Sudan.

Al-Sadiq ha, poi, sottolineato che il Sudan ha accettato l'iniziativa tripartita delle Nazioni Unite, la Lega Araba e l'Unione Africana per consegnare aiuti umanitari nelle zone del Nilo Azzurro e del Sud Kordofan, dicendo che i ribelli della SPLM-N hanno rifiutato di accettare l'iniziativa.

Il diplomatico sudanese ha, inoltre, affermato che il suo Governo ha confermato più di 500 visti e permessi di ingresso da parte dei lavoratori umanitari e per lo sviluppo delle Nazioni Unite nella prima metà del 2015, sottolineando che il 95% delle richieste sono stati approvate.


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martedì, luglio 28, 2015

LA SPLM-N chiede ad Obama di premere su Karthoum per la pace

Il Movimento del Popolo per la Liberazione del Sudan- Nord (SPLM-M) ha invitato il presidente Usa Barack Obama a fare pressione sul Governo sudanese per porre fine alla guerra, consentire l'accesso umanitario e realizzare le riforme democratiche nel Paese.

L'appello giunge dopo che il presidente Obama insieme ai leader ed i funzionari dell'Autorità Intergovernativa dell'Africa Orientale per lo Sviluppo (IGAD) avevano discusso sulla situazione di crisi di 19 mesi in Sud Sudan con il fine di preparare la fase finale dei negoziati di pace tra le parti in conflitto.

Inoltre, Obama ha tenuto un incontro separato con il Ministro degli Esteri sudanese, Ibrahim Gandour, che ha partecipato alla riunione dell'IGAD per discutere la normalizzazione delle relazioni bilaterali e il dialogo in corso tra i due Paesi che sembra essere in fase di ripresa.

La SPLM-N afferma che Obama non dovrebbe "permettere al Governo sudanese di utilizzare il suo impegno con gli Stati Uniti per continuare il genocidio, le violazioni dei diritti umani, di negare l'accesso umanitario, di immischiarsi negli affari regionali e di far guadagnare tempo alla dittatura", dice la nota.

Nulla è emerso dall'incontro tra Obama e Ghandour, che è il primo con un funzionario sudanese dopo la sua elezione. Tuttavia, Washington in tempi diversi ha invitato Khartoum a porre fine al conflitto.

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lunedì, luglio 27, 2015

La Corte Penale Internazionale chiede alla Mauritania l'arresto di al Bashir

Il Presidente del Sudan, Omar Hassan al-Bashir, si è recato in Mauritania per partecipare al 4 ° vertice dell'Iniziativa del Grande Muro Verde per il Sahara e il Sahel (GGWSSI).

Questa è la seconda visita di al Bashir in Mauritania dopo l'emissione dei mandati di cattura del 2009 e del 2010 da parte della Corte Penale Internazionale (ICC) la quale lo ha accusato di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità collegati alle presunte atrocità commesse dalle milizie sostenute dal Governo militare nel conflitto in Darfur.

La Mauritania non è uno Stato firmatario dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale e, quindi, non è obbligata ad attuare il mandato di arresto imposto. Tuttavia, il Procuratore Capo della ICC, Fatu Bensouda, aveva, in passato, chiesto all'Arabia Saudita e all'Egitto -che sono anche Stati non firmatari dello Statuto- di arrestare Bashir.

Inoltre, la Corte Penale Internazionale aveva precedentemente chiesto al Qatar, al Congo, al Kenya ed all'Etiopia di fermare il Presidente sudanese che ha, invece, continuato a viaggiare in diverse Capitali africane nonostante i mandati di arresto.

http://www.sudantribune.com/spip.php?article55832

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venerdì, luglio 24, 2015

Minnawi chiede ad Obama di "agire"

Un leader dei ribelli ha esortato il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, a onorare i suoi impegni verso il popolo del Darfur e a prendere "azioni risolute" per fermare le atrocità perpetrate contro di essi.

In un messaggio video diffuso giovedì scorso, Minni Minnawi, il leader della fazione del Movimento di Liberazione del Sudan, ha rivolto il suo appello ad Obama il quale dovrebbe iniziare la sua prima visita in Kenya come presidente degli Stati Uniti. La visita si concentrerà su questioni di sicurezza ed economiche in Africa.

Minnawi, nel suo messaggio ha ricordato ad Obama che aveva descritto le atrocità in Darfur come "genocidio" ed aveva chiesto una no-fly zone nella regione occidentale del Sudan dove è iniziato il conflitto nel 2003.


"Il popolo del Darfur ricorda le parole promesse dal Presidente degli USA (così come quelle dell'ex Segretario di Stato, Hillary Clinton) quando ha chiamato genocidio quanto sta avvenendo in Darfur", ha detto.


Il leader dei ribelli ha sottolineato inoltre che "gli Stati Uniti d'America sono stati determinanti nel rinvio del caso del Darfur alla Corte Penale Internazionale affinché la giustizia abbia luogo, ma dopo più di dieci anni, i colpevoli sono liberi di commettere più reati".

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giovedì, luglio 23, 2015

Richiesta di posticipare il processo di pace

Un membro dell'organo di coordinamento per il dialogo in Sudan -noto come 7 + 7- ha detto che intende chiedere al presidente Omer Hassan al-Bashir di ritardare l'avvio del processo di pacificazione fino a ottobre per permettere ai comitati di dialogo di preparasi al meglio. 

Aboud Jaber, membro del comitato 7 + 7, ha affermato che nel prossimo incontro con al-Bashir vorrebbe fissare la data per l'inizio del dialogo. Diversi funzionari sudanesi, tra cui il Ministro degli Esteri, Ibrahim Ghandour, aveva promesso di riprendere il processo di dialogo dopo la fine del mese sacro del Ramadan.

Tuttavia, Jaber ha sottolineato che sia l'opposizione che i partiti al Governo in seno al comitato 7 + 7 hanno deciso di rinviare il dialogo, indicando che l'inizio del processo di pace dovrebbe iniziare entro tre mesi ad eccezione di situazioni d'emergenza.

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mercoledì, luglio 22, 2015

21 KILI: memorie di un operatore umanitario in Sudan e Sud Sudan

Nel 2012 Giorgio Trombatore si reca per la prima volta in Sud Sudan come coordinatore per il Paese di una ONG americana prevalentemente impegnata con i rifugiati. Così ci racconta il suo arrivo: "giungevo a Juba la capitale del  più giovane Paese africano un anno dopo la sua proclamazione come stato indipendente dal Nord. Il Sud Sudan nato, dopo anni di guerra contro il Nord all’insegna di grandi speranze democratiche, purtroppo  da li a poco sprofondava  nuovamente in una  guerra civile.  Una maledetta guerra, un conflitto tra l’etnia dinka maggioritari e quella nuer, minoritaria.  Niente di nuovo sotto il sole africano verrebbe da dire. Il classico  conflitto africano  che oppone da un lato Salva Kiir e il suo (ex) vice Riek Machar e  dall’altra lato le  immense risorse petrolifere e idriche .
Prima di allora  avevo lavorato per oltre Quattro anni nel nord del Paese (il Sudan)  a maggioranza musulmano e guidato dal presidente Omar Al bashir. Mi recai nel martoriato Darfur proprio agli inizi del conflitto . Paradossalmente fu in questa occasione che  entrai in contatto con il popolo Dinka e Nuer. Rimasi subito affascinato da queste tribu’. Alti, magrissimi con I volti solcati da segni tribali e con una fierezza unica che brillava negli occhi  . Ero affascinato dalla loro bellezza ma nello stesso tempo sconvolto dalle sofferenze e le violenze che questi popoli avevano patito . Quando finalmente nel 2012 mi recai a Juba come capo missione I miei sforzi si focalizzarono in un area del nord del Sudan Sudan precisamente nell Upper Nile , Maban County) dove un numero straordinario di rifugiati in fuga dal Blue Nile si riversarono in massa (le stime a quell tempo erano di oltre 140.000 persone) proprio nella contea di Maban, in questo contesto di Guerra civile, che ho voluto raccontare in un libro 21 KILI le “fatiche e le speranze” di un operatore umanitario . Il libro racconta le sensazioni e le tribolazioni degli operatori umanitari che per primi risposero alle esigenze dei rifugiati a Maban".
In seguito come in un diario racconta le vicende legate ad altre missioni umanitarie come l Afghanistan, il Mali ed il Mozambico.

Altri 2500 rifugiati nel Nord Darfur

La Commissione di Soccorso Umanitario del Sudan (HAC) ha detto che circa 2.500 persone si sono rifugiate nella città di Mellit dopo essere fuggite dalle loro case nelle località vicino la città del Nord Darfur a causa degli scontri tribali che hanno avuto luogo il 7 luglio.

Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) i combattimenti hanno colpito i villaggi di En addess, Hillet Hamid, Helat Abdul Rahim, Abu Gira, Hillet Bambatefi, e Helat Ashaba.

L'OCHA ha sottolineato che quei villaggi sono stati tutti bruciati ed abbandonati; ha sottolineato, però, che la situazione è ora tranquilla ed ha aggiunto che il Governo ha formato un comitato per mediare tra le tribù.

Infatti, all'inizio di questo mese, il Governatore del Nord Darfur, Abel-Wahid Ibrahim, ha formato il comitato per indagare sugli scontri tra le tribù Barti e Zayadia e per considerare i modi per costituire una forza congiunta dell'esercito e della polizia.

Il 24 marzo, le due tribù avevano firmato un documento di cessazione delle ostilità, ma la fragile tregua è crollata il giorno dopo la sua firma e gli scontri mortali sono ricominciati. Un bollettino ha aggiunto che il 12 luglio, l'HAC, in collaborazione con le autorità locali, ha iniziato la consegna degli aiuti agli sfollati nella di città Mellit.

Si è, inoltre, sottolineato che un kit di rapido soccorso da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono già stati consegnati e dovrebbero essere sufficienti per 3.000 pazienti per tre mesi.

Di solito sono state innescate da dispute sulla terra, i diritti di pascolo e la lotta per le risorse idriche. Più di 7.000 persone sono state uccise in questi scontri dal 2007.

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martedì, luglio 21, 2015

Il leader Janjawwed viaggia in Egitto nonostante il divieto ONU

Musa Hilal, leader del clan Mahameed, che ha guadagnato notorietà come uno dei leader delle milizie Janjaweed messe in campo dal Governo sudanese e per aver schiacciato l'insurrezione in Darfur è arrivato in Egitto,.

Musa Hilal è soggetto a un divieto per viaggiare secondo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1672 -adottata nel 2006. Le Nazioni Unite hanno, anche, imposto delle sanzioni finanziarie al leader dei Janjaweed insieme ad altri tre individui con l'accusa di ostacolare la pace in Darfur.

In teoria, gli Stati sono tenuti a "prendere le misure necessarie per impedire l'ingresso o il transito nel loro territorio di tutte le persone indicate da una sanzione delle Nazioni Unite".

Il Quotidiano Al-Youm al-Tali, citando fonti anonime, ha detto che le autorità all'aeroporto de Il Cairo hanno bloccato il suo ingresso seguendo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza, ma lo ha ammesso dopo 3 ore in seguito all'intervento dell'ambasciata sudanese.

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lunedì, luglio 20, 2015

UNAMID attaccata nel Nord Darfur

Il portavoce della Missione Congiunta di Pace in Darfur (UNAMID) ha detto, attraverso un comunicato stampa, che i caschi blu hanno respinto un attacco ad una loro squadra di pattuglia nel Nord Darfur da parte di uomini armati sconosciuti. 

"Uomini armati non identificati a bordo di un veicolo munito di armi hanno aperto il fuoco contro una pattuglia UNAMID tra i villaggi di Bowa e Turmes -18 chilometri a nord-ovest dal Campo della Missione a Kutum, nel Nord Darfur", afferma esattamente il comunicato stampa.

Secondo il portavoce, il team di pattuglia -composto da 39 caschi blu- era sulla via del ritorno al Campo di Katum dopo aver accompagnato un convoglio del Programma Alimentare Mondiale (PAM).

Il portavoce ha sottolineato che la squadra ha risposto al fuoco fino a quando i responsabili si sono dispersi ed hanno corso via. Ha, inoltre, confermato che nessun danno è stato registrato dal personale UNAMID e che l'incidente è stato segnalato alle autorità locali. 

Nel comunicato stampa si è sottolineato che UNAMID resta impegnata a fornire assistenza agli operatori umanitari in tutto il Darfur, in conformità con il suo mandato. Di solito, le truppe UNAMID sono attaccate da banditi e predoni in Darfur che cercano di rubare veicoli della missione o rapire dei peacekeeper a scopo di estorsione.

La Missione Ibrida è stata schierato in Darfur nel dicembre 2007 con il mandato di arginare la violenza contro i civili nella regione occidentale del Sudan. Si tratta della seconda forza di pace internazionale più estesa del Mondo con un bilancio annuale di 1,35 miliardi dollari e quasi 20.000 soldati.

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venerdì, luglio 17, 2015

Al Bashir chiama al dialogo di pacificazione nazionale

Il presidente sudanese, Omar Hassan al-Bashir, ha invitato tutte le forze politiche a superare le loro differenze e a riprendere il dialogo sociale e politico con il fine di raggiungere il consenso nazionale totale. 

Nel suo discorso -in occasione dell'Eid al-Fitr- Bashir ha chiesto al popolo sudanese di coltivare il valore del perdono per mantenere l'unità nazionale. Ha, inoltre, chiesto di adottare lo slogan "No allo spargimento di sangue, sì al dialogo".

Si è congratulato con il popolo sudanese e la nazione musulmana per l'osservanza -con successo- del digiuno del Ramadan e la venuta dell'Eid al-Fitr, esprimendo la speranza che la Nazione sudanese possa presto raggiungere la pace e fermare lo spargimento di sangue.

Al Bashir ha anche espresso la speranza che il Sudan possa rimanere un Paese unificato e monoteista, invitando, con fervore, tutte le forze politiche a riprendere il dialogo sociale e politico.

Il Presidente sudanese ha lanciato l'iniziativa di dialogo nazionale più di un anno e mezzo fa, occasione nella quale aveva esortato i partiti di opposizione ed i ribelli di unirsi al tavolo del dialogo per discutere tutte le questioni urgenti.

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giovedì, luglio 16, 2015

La SPLM-N tagliata fuori dai negoiati

Il gruppo ribelle del Sudan People Liberation Movement North (SPLM-N) ha negato le recenti notizie pubblicate a Khartoum nelle quali si sotiene che il Capo del Pannello di Alto Livello di Implementazione dell'Unione Africana (AUHIP), Thabo Mbek, abbia invitato il Segretario Generale della SPLM-N, Yasir Arman, a viaggiare ad Addis Abeba per le consultazioni sul processo di pace. Il Portavoce della SPLM-N, Ardol Mubarak ha accusato un membro del gruppo di negoziatori del Governo sudanese, Hussein Karshum.

"Hussein Karshum è egli stesso la fonte del rapporto il quale risulta falso. Il rapporto è destinata a suscitare dubbi fra i ranghi dell'opposizione", così Mubarak ha detto in un comunicato inviato via email.

In sintesi, sembra dimostrato che i gruppi di opposizione siano tagliati fuori dal processo di pace in atto attraverso l'impegno internazionale.

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mercoledì, luglio 15, 2015

Ban Ki-moon nega di aver chiesto arresto di al Bashir in Sudafrica

Il Governo sudanese ha affermato che il Segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha negato di aver chiesto al Governo sudafricano di attuare il mandato d'arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) contro il presidente Omer Hassan al-Bashir.

Il mese scorso, al Bashir ha partecipato al vertice di Johannesburg dell'Unione Africana, sfidando due mandati d'arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale contro di lui per crimini di guerra e per il genocidio in Darfur.

Subito dopo il suo arrivo a Pretoria, la Corte Penale Internazionale ha esortato il Governo sudafricano ad arrestare al Bashir, in linea con lo Statuto di Roma, ed ha minacciato di denunciare il fatto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Tuttavia, il Presidente sudanese è riuscito a lasciare Johannesburg nonostante una decisione emessa da un giudice dell'Alta Corte sudafricana con la quale ordinava al Governo di non lasciare il Paese. Per la circostanza, alcuni hanno affermato che il Segretario delle Nazioni Unite aveva chiesto che al Bashir fosse stato arrestato.

Il Ministro degli Esteri sudanese, Kamal al-Din Ismail, ha detto che Ki-moon ha negato, durante il suo incontro con il Vice Presidente del Sudan, Bakri Hassan Salih, di aver fatto osservazioni e dichiarazioni sulla partecipazione di al Bashir al summit dell'Unione Africana a Johannesburg.

Al Bashir non riconosce la Corte Penale Internazionale e la vede come uno strumento utilizzato dalle potenze coloniali contro il Sudan e le nazioni africane.

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martedì, luglio 14, 2015

Nuovo Comitato nel Nord Darfur per investigare su scontri tribali

Lo scorso marzo, circa 30 persone sono state uccise e ferite in scontri tra le tribù Berti e Zayadia vicino a Mellit, nello Stato del Nord Darfur.

Dopo gli scontri, le due parti si sono scambiate accuse reciproche: come hanno detto gli Zayadia l'attacco è stato condotto da miliziani sostenuti dall'ex governatore -appartenente alla tribù Berti. Quest'ultimo ha, invece, puntato il dito sul leader del clan Mahameed, Musa Hilal, che è un acerrimo nemico di Osman Kibir.

Il Governatore del Nord Darfur, Abel-Wahid Ibrahim, ha formato un Comitato per indagare sugli scontri tra le tribù Barti e Zayadia. Egli ha inoltre nominato il ministro stato dell'agricoltura e dell'irrigazione, Adam Al-Nahala come Presidente di questo organismo.

Il decreto prevede che questo Comitato deve incontrare le parti in conflitto, indagare sulle cause della controversia e fare un resoconto delle perdite dichiarate dai due lati. Inoltre, deve rivedere ciò che è stato attuato dalle decisioni della conferenza di riconciliazione tra Berti e Ziyadia nel 2012.

Il Comitato deve, anche, fornire un piano per il dispiegamento di una forza congiunta tra esercito e polizia per prevenire la ripresa delle ostilità tra le due tribù e per garantire la sicurezza e la stabilità nella zona.

A seguito dei combattimenti mortali tra il Ma'alia e Rizeigat nello Stato Orientale del Darfur all'inizio di quest'anno, il Governo nazionale di Khartoum ha deciso di abbandonare il suo vecchio approccio basato sulla promozione di conferenze di riconciliazione tradizionali.

Khartoum ha deciso che la priorità dovrebbe essere data alla creazione di autorità statali utili a riparare il tessuto sociale. 

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lunedì, luglio 13, 2015

Al-Sisi chiede al Sudan una cooperazione agricola

Il presidente egiziano Abdel-Fatah al-Sisi ha chiesto di trasformare la Arab Food Security Initiative (AFSI) in una realtà concreta grazie alla cooperazione tra il Sudan e l'Egitto nei settori dell'agricoltura e della ricchezza animale. 

Domenica scorsa, Al-Sisi si è incontrato con il ministro sudanese dell'agricoltura, Ibrahim al-Dikhairi, ed il governatore dello Stato del Nilo Azzurro, Hussein Abu Sirwal, a margine dell'Assemblea Generale del Sudanese-Egyptian Agricultural Integration Company (SEAIC).

All'incontro hanno partecipato anche l'Ambasciatore del Sudan al Cairo, Abdel-Mahmoud Abdel-Halim, ed i Ministri egiziani per l'Agricoltura e  l'Irrigazione, Salah Hilal e Hossam Mughazi.

La SEAIC è stata fondata 40 anni fa, quando l'ex presidente egiziano, Anwar al-Sadat, e l'ex presidente del Sudan, Jaafar Nimeir, avevano firmato l'accordo di integrazione tra i due Paesi ed avevano costituito una società agricola a Ed-Damazin nello Stato del Nilo Azzurro. 

Abdel -Halim ha sottolineato che al-Sisi ha incontrato la delegazione sudanese -nel quadro del miglioramento dei rapporti tra i due Paesi- aggiungendo che la riunione dell'Assemblea Generale della SEAIC ha discusso i modi per promuovere la capacità finanziaria, tecnica e amministrativa della società, oltre il modello di coltivazione e la preparazione per la stagione agricola.

Egli ha sottolineato che la riunione ha raggiunto traguardi importanti ed ha svolto eccellenti preparativi per la riunione del Comitato Superiore che si terrà al Cairo sotto la presidenza di al-Bashir ed il presidente al-Sisi.

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venerdì, luglio 10, 2015

Il Governo rifiuta il processo di pace proposto dall'opposizione

Il Governo sudanese ha respinto una richiesta del leader del National Umma Party (NUP), Sadiq al-Mahdi, per un nuovo processo di pace sostenuto da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ai sensi del Capitolo Sette. 

Mercoledì scorso, al-Mahdi, aveva accusato il Governo sudanese per aver "ucciso" il dialogo nazionale ed aveva invitato il Consiglio per la Pace e la Sicurezza (CPS) dell'Unione Africana di adottare un nuovo processo di pace dove la mediazione sia consolidata da dei partner internazionali. Aveva spinto, inoltre, a potenziare i mediatori per giudicare le azioni degli antagonisti sudanesi.

Il Ministro sudanese dell'Informazione ed il Co-Portavoce del meccanismo del Dialogo Nazionale (7+7), Ahmed Balal, ha respinto la proposta di al-Mahdi, dicendo che costui ha lo scopo di sottoporre il dialogo nazionale a quella che ha definito un'"Amministrazione Fiduciaria Internazionale". Egli ha, quindi, giudicato negativamente l'internazionalizzazione della questione del Sudan.

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giovedì, luglio 09, 2015

L'oro del Sudan e gl interessi del Mondo

Il Ministro sudanese per i Minerali, Ahmed Mohamed Sadiq Al-Karuri, ha rivelato che la produzione di oro nel corso del primo semestre di quest'anno ha raggiunto 43 tonnellate. Al-Karuri, che ha affrontato il Comitato Consultivo del Ministero per i Minerali, ha rivelato un grande aumento della produzione di minerali nei settori regolari e tradizionali nel corso del primo semestre dell'anno rispetto agli anni precedenti.

Egli ha, quindi, confrontato la produzione di oro nel corso del primo semestre che ha raggiunto 43 tonnellate rispetto alle 31 tonnellate dello stesso periodo dell'anno scorso. Ha osservato, invece, che gli esperti stimavano una produzione di 38 tonnellate.

Egli ha aggiunto che il suo Ministero è riuscito a legalizzare e regolamentare l'85% del settore tradizionale minerario collegato con i vari Stati ed imprenditori stranieri, dicendo che il restante 15% sarà completato entro agosto.

Solo lo scorso anno, le 71 tonnellate totali di produzione di oro hanno generato un introito di un miliardo di dollari. Questo fa riflettere su come la ricchezza in Sudan sia gestita da pochissimi e di come gli interessi economici di molti Stati non permettano un reale rispetto delle regole interne ed internazionali sulla gestione delle risorse nazionali.

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mercoledì, luglio 08, 2015

Il SPLM-N non parteciperà ai negoziati di pace

Il segretario generale del Sudan People’s Liberation Movement-North (SPLM-N), Yasir Arman, ha annunciato che il suo Gruppo non parteciperà a un processo di pace progettato per consentire al regime di coprire i suoi crimini, indicando, inoltre, che non avrebbe iniziato i negoziati dal punto in cui di si era fermato l'ultimo round dei negoziati. 

Arman ha sottolineato che, attualmente, il SPLM-N sta mobilitando l'opinione pubblica interna, regionale ed internazionale per il lancio di un nuovo processo di pace che affronta i due temi chiave: fermare la guerra e la crisi umanitaria, ed ampliare i diritti di libertà.

"Tutto questo deve essere fatto dentro un quadro di un mandato chiaro per l'Unione Africana e dovrebbe essere legato ad un periodo di tempo determinato", ha aggiunto in dichiarazioni scritte rilasciate il Martedì.

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martedì, luglio 07, 2015

L'opposizione critica le basi tribali del nuovo Governo

Il leader dell'opposizione del Partito del Congresso Popolare (PCP), Hassan al-Turabi, ha criticato aspramente il nuovo Governo del presidente Omar Hassan al-Bashir dicendo che è costituito su basi tribali. Al-Turabi, che è l'unico leader dell'opposizione a sostegno del dialogo nazionale, era rimasto in silenzio e si era rifiutato di parlare pubblicamente subito dopo le elezioni di aprile anche se si era rifiutato di partecipare a quest'ultime con il suo Partito.

Tuttavia parlando in un incontro privato in cui hanno partecipato un certo numero di politici, il leader PCP ha detto che il nuovo Governo è stato formato su linee tribali ed ha espresso il timore che la politica etnica possa difendere gli interessi dei clan ristretti a scapito del progresso democratico.

Rispetto al lancio dell'iniziativa di dialogo nazionale intrapresa dal presidente al-Bashir dal gennaio 2014, Turabi ha rifiutato di affrontare ogni critica al Governo. Invece, ha ribadito il suo sostegno al processo politico interno dicendo che rappresenta l'unica alternativa per terminare i conflitti armati, realizzare cambiamenti democratici e preservare il Paese dal collasso.

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lunedì, luglio 06, 2015

Il Governo vuole aumentare le forze nel Darfur Orientale

Il Governo sudanese implementerà nel corso dei prossimi giorni,  nello Stato del Darfur Orientale, una forza congiunta di elementi dell'esercito e della polizia, per frenare la violenza tribale e ripristinare la sicurezza. Nonostante le conferenze di riconciliazione e gli sforzi da parte delle forze regolari locali per prevenire gli scontri armati, centinaia di persone sono state uccise durante gli scontri tra le comunità Rezeigat e Ma'alia.

Parlando al Sudan Tribune, il nuovo governatore, Anas Omer, ha detto che una forza di sicurezza di 1800 uomini sarà dotata di armi sofisticate e non includerà elementi locali, al fine di dare un carattere neutro.

Egli ha, inoltre, sottolineato che le forze congiunte non si occuperanno solo degli scontri tribali, ma supervisioneranno la stagione di crescita, renderanno sicure le rotte di migrazione dei pastori e proteggeranno Khartoum, Alnuhoud, Abu Karinka e Ed-Daein. Nei mesi di agosto 2014 e maggio 2015 il Governo ha dispiegato truppe nelle zone di conflitto, ma le forze regolari non sono riuscite a contenere la violenza e porre fine agli scontri ricorrenti tra Ma'alia e Rezeigat ..

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Società italiana Hacking Team avrebbe venduto sistemi di controllo del web al governo sudanese


La rivolta del web: l'italiana Hacking Team sotto attacco


Forniva sistemi di spionaggio in rete anche al governo del Sudan, ma ora è sotto attacco

di Mauro Annarumma
Hacking Team è una società italiana con sede a Milano, specializzata in forniture a governi ed enti di tutto il mondo per il controllo remoto delle comunicazioni via internet, gps, radio e telefonia. 
Nelle ultime ore è stata oggetto di un attacco informatico che ha portato alla luce oltre 400 gb di documenti, comunicazioni email, codici sorgente della società e dei rappresentanti governativi di tutto il mondo, tra cui Russia, Egitto, Arabia Saudita, Italia.
Nel 2012, secondo il carteggio emerso, avrebbe fornito al governo sudanese un "Remote Control System" per un valore commerciale di 480.000 euro, nonostante la società avesse negato qualsiasi rapporto con il servizio di Intelligence del Paese, da oltre 10 anni sotto i riflettori delle Nazioni Unite e delle ONG per ripetute violazioni dei diritti umani in Darfur e Kordofan. 
Il software, come si legge dal sito della società, è in grado di decriptare, raccogliere dati rilevanti di ogni dispositivo elettronico, come email e messaggi sms. È inoltre in grado di intercettare e registrare chiamate vocali, chiavi di ricerca via browser e hardware, coordinate gps, può attivare telecamere e microfoni da remoto e registrare i click della tastiera, in maniera invisibile.
Per questo l'Hacking Team è stata inserita da Reportes Senza Frontiere nella lista dei nemici di Internet.  
L'azienda si difende, dichiarando che i software e i tools prodotti hanno finalità di pubblica sicurezza e vengono progettati primariamente per operazioni di controllo e lotta della criminalità e del terrorismo.
Pubblicato su:  The Post Internazionale 

venerdì, luglio 03, 2015

Al Bashir chiede un maggiore sforzo per un dialogo di pacificazione

Il Presidente del Sudan Omar Hassan al Bashir ha incaricato gli organi del suo partito di fissare un calendario in coordinamento con l'altra parte del dialogo -denominata "7 + 7"- per convocare un dialogo nazionale dopo la festività dell'Eid al-Fitr (festa di fine Ramadan). Al Bashir, che ha partecipato alla riunione di emergenza del Partito del Congresso Nazionale (NCP), ha espresso l'impegno del suo partito di voler tenere un dialogo nazionale con il fine di raggiungere un accordo nazionale.

Il Capo del settore politico del NCP, Mustafa Osman Ismail, ha detto che il Presidente ha sottolineato che nessun partito sarà escluso dal dialogo una volta che avranno accettato i principi di base. "Il dialogo nazionale è un'iniziativa sudanese e resterà sudanese e si svolgerà all'interno del Sudan," al Bashir ha affermato.

Al Bashir ha, inoltre, sottolineato che non c'è spazio per lo svolgimento del dialogo all'estero, chiedendo la necessità di attivare i meccanismi di dialogo della società.

Il rifiuto del Governo di creare un ambiente favorevole compresa l'attuazione di misure volte a rafforzare la costruzione di un dialogo aveva costretto in National Umma Party (NUP) a sospendere la sua partecipazione al processo. Anche il Reform Now movement (RNMI) ed il Just Peace Forum (JPF) si erano distanziati con il processo, ma questi ultimi hanno ripreso la loro partecipazione.

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Grazie a CitizenGo per supportare la campagna per salvare i Reverendi

Grazie per il sostegno alla campagna per salvare la vita dei reverendi Michael e Peter iniziata in solitudine 6 mesi fa. La campagna sta riscuotendo un grandissimo successo ma c'è bisogno anche di te.

https://twitter.com/CitizenGOit/status/615555765147959300

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giovedì, luglio 02, 2015

La SPLM-IO incorpora le forze ribelli del Kenya

Le forze della comunità Shilluk (Kenya), note come Aguelek e comandate dal Generale Johnson Olony, hanno ufficialmente dichiarato la loro fusione e incorporazione nelle forze di opposizione armata del Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM-IO), che è guidato dall'ex Vice Presidente, Riek Machar. La dichiarazione della fusione è stata emessa Mercoledì nella capitale del Kenya, Nairobi, da funzionari di entrambe le parti dopo 7 giorni di intensi lavori.

Nella dichiarazione si è sottolineata anche l'importanza di unire le forze contro il Governo del presidente Salva Kiir, accusato di genocidio e di aver fatto "scivolare il Paese nell'abisso".

"Il Paese è in preda a gravi problemi (genocidio, crimini contro l'umanità, odio, guerra civile, insicurezza, land grabbing, corruzione dilagante, tribalismo e nepotismo, inflazione, mal Governo)", si legge in una parte la dichiarazione.

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mercoledì, luglio 01, 2015

Il Procuratore della CPI esorta ad arrestare al Bashir

Il Procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI), Fatou Bensouda, ha chiesto di impegnarsi a proseguire gli sforzi per arrestare il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir che è ricercato dalla Corte dal 2009. 

Rispetto alla situazione in Darfur, Bensouda ha, inoltre, detto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) di dover "elaborare strategie concrete ed efficaci per l'arresto di persone accusate dalla Corte in modo da dargli il pieno appoggio e con il fine di dare attuazione allo Statuto di Roma".

Il procuratore della CPI ha esortato gli Stati parte a pianificare l'arresto di ogni singolo individuo in modo mirato ed efficiente, dicendo che "più i piani sono generali, maggiore è il rischio che vengano commesse ulteriori atrocità, contribuendo all'instabilità e all'insicurezza ". 

Ha aggiunto che la determinazione del suo Ufficio di rendere la giustizia indipendente e imparziale per il popolo del Sudan rimane incrollabile.

http://www.sudantribune.com/spip.php?article55542

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